Page 343 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                dell’imperatore  e  della  pace  concordata,  violarono  la  tregua  e
                riuscirono ad imporre il tributo alla città di Hama, in Siria.
                    Nel 1236 Giovanni di Ibelin, gran barone di Beirut e risoluto
                oppositore dell'imperatore in Oriente, cadde da cavallo e si ferì
                gravemente; poi, sentendosi in prossimità della morte, chiese di
                finire i suoi giorni nell’Ordine del Tempio.
                    L’anno  successivo  lo  tesso  Armand  de  Grosse  guidò  una
                spedizione  di  centoventi  cavalieri  sulle  alture  del  Libano,  con
                l’intenzione di debellare le bande di briganti mussulmani che le
                infestavano; ma sorpreso e sopraffatto da forze impreviste, riuscì
                a salvarsi a stento. Tornò ad Acri con nove cavalieri soltanto!
                    Nel giugno del 1237 un altro fatto d’arme, cruento, ebbe per
                teatro  una  fortezza  saracena  nei  pressi  della  città  di  Antiochia,
                che fu assediata dai Templari. I cavalieri non riuscirono nel loro
                intento,  furono  respinti  e  venne  conquistato  dal  nemico  il  loro
                glorioso vessillo: il “Beaussant”, noto anche come la “Beauce”,
                com’era  successo  nella  disfatta  della  battaglia  dei  “Corni  di
                Hattin”,  massima  onta.  All'inglese  William  di  Argenson  i
                Saraceni amputarono entrambe le braccia per strapparglielo!
                    Nel 1229 l’imperatore subì un’ulteriore scomunica da papa
                Gregorio IX, poiché tergiversava a restituire i beni confiscati ai
                Templari e agli Ospedalieri in Sicilia e Puglia, giacché Federico
                II  sembrava  irridersi  dei  patti  sottoscritti  con  il  papa.  Per
                giustificare  tanto  lassismo,  sosteneva  che  i  due  ordini
                cavallereschi complottavano contro di lui tanto in Oriente quanto
                in Occidente, soprattutto in Lombardia.
                    Fu  allora  che  la  situazione  in  Terrasanta  precipitò,  a  causa
                della morte del sultano d’Egitto. Tra i Saraceni dilagò la guerra
                di  fazioni  e  i  Crociati  non  seppero  approfittarne,  nonostante
                l’arrivo ad Acri di Tebaldo, re di Navarra e conte di Champagne,
                con una flotta e un’armata. Quel re aveva risposto seriamente alle
                sollecitazioni  di  papa  Gregorio  IX,  che  esortava  i  regnanti
                europei ad accorrere in soccorso dei Crociati.
                    Altri  rinforzi  giunsero  via  mare,  dalla  Francia  e  dalle
                Fiandre, dopo essersi imbarcati a Marsiglia, Genova e Pisa; ma
                intanto  Gerusalemme,  priva  di  fortificazioni,  era  stata
                riconquistata dai Saraceni. Il conte di Bar, l’unico ad accorrere in
                difesa  della  città,  del  Santo  Sepolcro  e  dei  suoi  abitanti,  fu
                soprafatto e respinto. In quell’occasione Templari e Ospedalieri
                furono  aspramente  criticati  per  non  averlo  sostenuto.  Ai  due
                ordini  cavallereschi  non  era  mai  piaciuta  la  pace  imposta  da

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