Page 340 - I templari e il filo segreto di Hiram
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suoi territori. Poi, al cocciuto cardinale Pelagio, sconfitto, non
restò altra scelta che imbarcarsi ad Acri e far ritorno a Roma.
Nonostante i molti errori strategici e tattici, in quegli anni la
fama dei Templari era all’apice!
Mitiche le loro cariche: i primi a lanciarsi, gli ultimi a
ritirarsi. E prima di ogni carica cantavano cupi e terribili il salmo
di Davide “Non nobis Domine…”
Pierre de Monaigu proveniva da una famiglia importante: un
suo cugino, di nome Guerin, era gran maestro degli Ospedalieri e
un altro suo cugino, forse suo fratello, di nome Eustorgio, era
arcivescovo a Nicosia.
Nel 1212, in Spagna, Pierre de Monaigu aveva preso parte
alla determinante battaglia di Las Navas de Tolosa, che aveva
dischiuso la via della riconquista cristiana verso Cordoba e
Siviglia.
Quando arrivò nelle Terre d’Oltremare si parlava sempre più
insistentemente di un’altra crociata!
Questa volta si confidava su un personaggio importante:
Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, re
di Sicilia e, anche, di Gerusalemme. Aveva infatti sposato la
figlia di Giovanni di Brienne e, appena celebrato il matrimonio,
aveva rivendicato per sé quel regno lontano, in possesso ai
Saraceni, esautorando il suocero.
Ma quando finalmente giunse ad Acri il 7 settembre del
1228, sette anni dopo Damietta, insorse un problema
insormontabile: Pierre de Montaigu rifiutò di ubbidirgli, per una
volta tanto imitato dal “sovrano maestro” degli Ospedalieri.
Perché? Per quale motivo? L’imperatore era stato
scomunicato e, pertanto, per lui era il diavolo!
Gregorio IX, papa risoluto, non aveva esitato ad escludere
Federico II dalla collettività dei cristiani per gli indugi palesati a
prendere la croce e liberare il Santo Sepolcro. Per la realtà, il
rancore dei Templari e degli Ospedalieri verso l’imperatore
aveva altre origini: quando era stato scomunicato, l’imperatore
aveva ordinato il saccheggio di tutte le proprietà dei cavalieri in
Sicilia e in Italia Meridionale.
Di fronte a tanto rifiuto, Federico II stipulò furente un
accordo con il sultano d’Egitto: senza sfoderare la spada, ottenne
Betlemme e Gerusalemme, con l’eccezione della “spianata del
Tempio”, e un corridoio per raggiungere il Santo Sepolcro da
San Giovanni d’Acri. Un patto che non piacque a nessuno,
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