Page 323 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                    Il  giorno  dopo  l’esercito  dei  Crociati  riprese  la  marcia
                confuso, stremato per la notte insonne e fu allora che si trovò di
                fronte l’esercito di Saladino.
                    Raimondo di Tripoli era stato facile profeta!
                    Ancora confusione, questa volta fatale! La fanteria arretrava
                mentre  i  cavalieri  caricavano.  Guido  di  Lusignano  incapace
                d’impartire  ordini.  Fu  inevitabile  l’accerchiamento  dell’esercito
                cristiano,  che  finì  asserragliato  su  brulle  colline  sprovviste  di
                sorgenti,  note  come  i  “Corni  di  Hattin”.  Su  quelle  sommità
                sprovviste di ripari il re, i notabili e i vescovi si ammassarono in
                disperata preghiera, attorno alla “vera croce”.
                    Era il 4 luglio 1187: dio aveva abbandonato il suo esercito e
                Allah rideva! Immane la carneficina! La ruota della cattiva sorte
                maciullava l’esercito dei Crociati!
                    L’ordine  del  saladino  era  stato  drastico:  tutti  i  nobili
                superstiti  dovevano  essere  catturati,  tutti  gli  altri  dovevano
                scendere  a  concimare  la  terra  sterile,  arrossata  da  torrenti  di
                sangue.
                    Probabilmente la brama di sangue cristiano del Saladino non
                fu  tale!  I  cronisti  dell’epoca  riferirono  che  il  mercato  degli
                schiavi  subì  un  tracollo  dopo  la  battaglia  di  Hattin:  ad  Aleppo
                uno schiavo cristiano costava quanto un paio di sandali.
                    Il lago di Tiberiade restò un miraggio in lontananza, con le
                sue  limpide  acque  irrimediabilmente  lontano,  e  il  Regno  di
                Gerusalemme andò perduto, irrimediabilmente.
                    Soltanto Raimondo di Tripoli, volutamente rimasto arretrato,
                riuscì a sganciarsi per andare a morire nella sua contea, forse per
                le  ferite  riportate,  forse  di  disperazione.  Si  dice  che  la  “vera
                croce” fu interrata da un Templare, poco prima di subire l’assalto
                finale, e non fu mai più ritrovata.
                    Si narra che il giorno dopo il sultano ricevette amenamente il
                re  cristiano  terrorizzato:  non  come  uno  sconfitto,  ma  come  un
                ospite  gradito,  mentre  i  prigionieri  sfilavano  incatenati  al  loro
                cospetto.
                    Secondo  il  racconto  di  al-Safadi  in  “al-Wafi  bi'l-wafayat”,
                Saladino offrì dell'acqua a Guido di Lusignano, che a sua volta
                cercò  di  dissetare  Renaud  de  Chatillon  incatenato.  Tanto  bastò
                affinché  il  Saladino  gli  bloccasse  la  mano  e,  con  un  gesto  di
                stizza, gli facesse rovesciare l’acqua. Subito dopo il Saladino se
                ne andò e, quando tornò, pretese che Renaud de Chatillon fosse
                condotto al suo cospetto, poi lo colpì con rabbia, con la spada, tra

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