Page 320 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Cristo e per la sua eredità, mentre tremano di fronte al Saladino,
che è diventato la sferza della sua ira!”
L’ambasceria in Europa per perorare aiuti si era rivelata un
fallimento, nonostante gli accorati appelli del papa: nessuno
aveva più voglia di accorrere in Terrasanta, affrontando enormi
disagi con grave pericolo della vita stessa. E per quale scopo,
poi? Per sostenere i privilegi di baroni rissosi, irrispettosi verso la
santa religione? Soltanto se Gerusalemme fosse stata davvero
minacciata, si sarebbe provveduto!
Le terre cristiane d’Oltremare sembravano davvero appese
alla ruota della “buona e cattiva sorte”, alla quale erano
aggrappati i due ordini cavallereschi, che ne cercavano di
condizionare il movimento.
E si può ben dire che Gérard de Ridefort cercò di forzare la
mano di Tyche, la dea che sovrasta la ruota della “buona e cattiva
sorte” e getta i dadi della vita degli uomini e delle stesse nazioni!
La carriera nelle Regno di Gerusalemme e nell’Ordine del
Tempio di Gerard de Ridefort è relativamente nota: nel 1179
rivestiva l’incarico di Maresciallo del Regno e quattro anni dopo,
nel 1183, svolgeva le funzioni di Gran Siniscalco del Tempio a
Gerusalemme e con questo grado firmò un atto con l'Abbazia di
Nostra Signora di Giosafat.
Secondo lo storico Guglielmo da Tiro divenne “sovrano
maestro” nel 1185.
La tradizione vuole che fosse un guerriero brutale: un
comandante tanto ottuso quando determinato, un uomo capace
d’improvvise decisioni e dotato di un coraggio addirittura
suicida.
Il 16 marzo 1185 sopraggiunse la morte di re Baldovino IV,
il lebbroso: una morte tanto attesa quanto temuta. E suo nipote
Baldovino V lo seguì nella tomba l’anno successivo, nel mese di
settembre: il sospetto che fosse stato avvelenato è più che
legittimo.
Di quanto fosse imprevedibile e audace Gerard de Ridefort
dette prova inequivocabile quando pose sul capo di Sibilla,
moglie di Guido di Lusignano, la corona del regno. In tal modo,
tra lo sbigottimento generale, per sua univoca decisione elevò
Sibilla a regina di Gerusalemme nella folla del Santo Sepolcro.
Davanti all’altare si spinse persino a minacciare il patriarca, con
la spada in pugno, poiché l’alto prelato tentennava nel consacrare
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