Page 317 - I templari e il filo segreto di Hiram
P. 317
pagina n.316 420451_LAVORATO.pdf
come attestato dallo storico Guglielmo da Tiro, il quale riferisce
che rivestì la dignità di “sovrano maestro” soltanto nel 1181.
Se questa testimonianza è corretta, tutto questo lascia
supporre che nell’Ordine del Tempio ci fu un periodo di
reggenza, come ebbe a testimoniare l’arcivescovo di Bourges,
nipote del defunto Eudes de Saint-Amand, asserendo che la guida
dell’Ordine del Tempio nelle terre d’Oltremare fu affidata ad un
alto dignitario.
La scelta di Arnaud de Torroja a capo di Templari
entusiasmò il re d’Aragona Alfonso II al punto che donò
all’Ordine le torri di Azcona e Ribarroya, capisaldi del suo regno
verso la minaccia islamica. In quell’atto, presente il maestro
Bérenger da Avignone, nuovo percettore templare d’Aragona e
Provenza, il re chiama il “sovrano maestro” con il nome francese
Arnault de la Tour Rouge e gli riconosce il merito d’aver
combattuto eroicamente i Mori, conseguendo notevoli vittorie
nella valle dell’Ebro.
Pare che all’epoca Arnaud de Torroja non fosse più giovane
e si fosse già molto inoltrato nelle stagioni della vita. In
Terrasanta trovò una situazione difficile, aggravata dalla
persistente conflittualità tra Templari e Ospedalieri, che
litigavano su ogni cosa, a cominciare dalla loro stessa
importanza, sui diritti di precedenza alla corte Gerusalemme e in
tutto il regno. Le zuffe tra i Cavalieri del Tempio e i Cavalieri
dell’Ospedale erano frequenti, a volte violente, persino
sanguinarie.
Gli accordi firmati dai “sovrani maestri” erano cartastraccia,
parole al vento. La loro rivalità era ormai proverbiale e lo stesso
papa sembrava incapace di porvi un freno.
L'orgoglio, l'ambizione e l'avidità avevano sostituito l'umiltà
e l’abnegazione degli inizi.
Ne fu testimonianza un fatto gravissimo.
Renaud de Chatillon, signore delle terre situate al di là del
Giordano, improvvisò incursioni in territorio nemico e un giorno
del 1186 intercettò una ricca carovana diretta a Damasco, che
assalì e depredò. La reazione del Saladino non si fece attendere:
catturò alcune navi cristiane che una tempesta aveva spinto a
cercare rifugio nella foce del Nilo, in direzione di Damietta, e
imprigionò i pellegrini e i mercanti che erano a bordo.
In seguito le trattative si arenarono di fronte all’incapacità di
re Baldovino IV, minato dalla lebbra, nell’imporre a Renaud de
316