Page 322 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                peraltro,  garantiva  una  facile  vittoria:  conosceva  i  Saraceni!  A
                suo  parere  sarebbero  scappati  come  conigli  alla  prima  carica!
                C’era inoltre, con loro, la “vera croce”: prelevata dalla basilica
                del Santo sepolcro e portata nell’avanguardia. Avrebbe assicurato
                la vittoria!
                    L’esercito  crociato  riunito  a  Sephorie  (Saffuriya),  località
                ben protetta, già utilizzato in passato per rintuzzare gli attacchi
                provenienti  dalla  Siria,  si  mosse  lentamente.  Era  il  3  luglio.
                C’erano  cavalieri  della  contea  di  Ascolana,  di  Jaffa,  Ramla  e
                Mirabel;  della  Contea  di  Tripoli  agli  ordini  di  Raimondo,  che
                scuoteva  il  capo  poiché  contrario  ad  affrontare  il  nemico  in
                campo aperto. Più di cento cavalieri i al servizio di Rinaldo da
                Sidone,  la  cui  baronia  includeva  anche  il  Beaufort,  Cesarea  e
                Baisan. Né mancava l’irruento Rinaldo di Chatillon, signore del
                Krak, sempre pronto a menare le mani, con 60 cavalieri. Poi il
                siniscalco Joscelyn di Courteney, con 30 cavalieri; il vescovo di
                Lidda, con una dozzina di cavalieri. L’arcivescovo di Nazareth
                con i suoi uomini. Settanta cavalieri da Gerusalemme, ottanta da
                Nablus,  altrettanti  da  Acri  e  da  Tiro.  Innumerevoli  i  cavalieri
                accorsi dal principato di Antiochia. E, soprattutto, i Templari e
                gli  Ospedalieri:  il  nerbo  dell’esercito.  Forse  duemila  cavalieri
                pesanti,  armati  all'europea:  l’arma  da  sfondamento  per
                eccellenza,  senza  eguali  al  mondo.  Uno  spettacolo  con  le  loro
                corazze  lucenti  sotto  il  sole  dardeggiante,  con  i  loro  vessilli
                colorati, sovente maestosi e imponenti. Dietro di loro un numero
                imprecisato di sergenti, scudieri, palafrenieri e picchieri; quindi
                la legione di Turcopoli sui loro piccoli cavalli veloci, allevati da
                tribù turcomanne, privi di armatura pesante. I balestrieri, pagati
                con il denaro del re Enrico d'Inghilterra, che cercava in tal modo
                di espiare l'assassinio dell’arcivescovo e lord cancelliere Thomas
                Becket. I mercenari, tra cui molti marinai italiani giunti dai porti
                della  costa,  dopo  aver  lasciato  le  loro  navi.  La  calca  di  fanti
                reclutati  dai  baroni  e  anche  pii  pellegrini,  provenienti  da  tutta
                l'Europa,  privi  di  armatura  e  armati  di  nodosi  bastoni,  più
                propensi a pregare che a combattere.
                    L’assalto dei Saraceni li sorprese a notte fonda: incendiarono
                l’erba secca attorno all’accampamento e scagliarono una pioggia
                di  frecce  verso  coloro  che  cercavano  di  spegnere  l’incendio  in
                una grande confusione.




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