Page 242 - I templari e il filo segreto di Hiram
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La monumentale opera di Giorgio Gemisto Pletone andò in
gran parte dispersa dopo la sua morte; distrutta per “odio e
fanatismo teologico”, come ebbe ad affermare lo storico del
pensiero umanistico di fama mondiale Eugenio Garin (1909 -
2004). Giorgio da Trebisonda e più ancora Giorgio Scolario, noto
come Gennadio, implacabili nemici del “maestro di Mistra”,
ordinarono a monaci ignoranti una capillare ricerca, allo scopo di
lasciare soltanto cenere dei suoi libri. Ma fu cenere impregnata di
humus!
L’esoterismo del “maestro di Mistra”, dai significati
metafisici soltanto all’apparenza pagani, in grado di trascendere
le limitazioni delle religioni positive, alimentarono una vasta
letteratura "solare" per tutta l’età umanistica - rinascimentale.
Da esili frammenti è possibile ricostruire le linee generali di
un grandioso programma di riforma politico-spirituale, che
probabilmente sedusse più di un papa antecedente la cupa
stagione della controriforma.
Per tutta la sua vita, lunga quasi un secolo poiché morì
centenario, il “maestro di Mistra” perseguì l’utopia di un mondo
nuovo e perfetto, dominato dal sapere conseguito tramite
l’iniziazione e con un lungo cammino di perfezionamento
culturale. Un sapere sostanzialmente occulto e “aristocratico”,
come quello pitagorico, riservato a iniziati in grado di
armonizzare nella prospettiva di una pace universale il
Cristianesimo e l’Islam, la Cabala ebraica e le divinità
dell'Olimpo, della Persia e dell'India, nell'amalgama purificatrice
e lievitante della filosofia platonica.
Il seme, coltivato a Mistra, fu seminato a Firenze dove
Giorgio Gemisto Pletone ebbe l’ardire di rivestire una chiesa
cristiana, San Francesco, con sculture che a metà '400 erano
palesemente pagane e sacrileghe; accompagnate da bassorilievi
dove pianeti e muse sostituivano santi e apostoli. Una chiesa
esoterica che fu imitata mezzo secolo in un paese remoto nella
Terra Alta Langasca, a Saliceto, dove fu approfondito il
messaggio del “maestro di Mistra” e dove sulla facciata appaiono
in bella mostra, tra innumerevoli simboli classici, Ermete
Trismegisto e il mitico Bafometto templare. Una chiesa
enigmatica voluta dal cardinale Carlo Domenico Del Carretto,
marchese di Finale, che soltanto l’avversione politica
dell’imperatore tedesco impedì di assurgere al soglio di Pietro
dopo la morte di papa Giulio II, suo grande amico nonché
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