Page 240 - I templari e il filo segreto di Hiram
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“l‟ultimo templare”, è il tentativo di realizzare il progetto di una
Gerusalemme terrena caratterizzata da una pace universale:
approdo del grande disegno dell’Ordine del Tempio; un concetto
in seguito ripreso ampiamente dal “suo discepolo toscano”
Marsilio Ficino e rielaborato da Pico della Mirandola al punto da
generare su di lui pesanti sospetti di eresia.
Nella prospettiva di una Gerusalemme terrena, i cui pilastri
non erano più le cattedrali gotiche ma i circoli “neoplatonici”, la
riscoperta delle religiosità egizia e della filosofia greca
acquisivano un’importanza superiore al cristianesimo. Questo
processo culturale prevedeva la rivalutazione degli stessi Dèi
olimpici e, più ancora, dei miti orfici e dei miti connessi al culto
segreto di Iside. Si trattava sostanzialmente dello stesso progetto
vanamente intrapreso dall’imperatore Giuliano, che i cristiani del
IV secolo definirono con disprezzo apostata. Non a caso gli
scritti filosofici di Giuliano, opportunamente rispolverati
dall’oblio di un millennio, incontrarono una rinnovata fortuna nei
circoli neoplatonici dell'epoca, e il suo stesso “Inno al Sole” fu
ripreso da Pletone e, in seguito, anche da Marsilio Ficino.
«Apollo re, tu che regoli e governi tutte le cose
nella loro identità, tu che unifichi tutti gli esseri,
tu che armonizzi questo vasto universo così vario
e molteplice, o Sole, Signore del nostro cielo,
sii a noi propizio!»
Testo basilare era il Corpus Hermeticum, attribuito ad
Ermete Trismegisto e ritenuto precedente a Mosè,
successivamente affinato da Orfeo, Pitagora e Platone. Una fonte
di sapienza raccolta e collezionata dallo storico e filosofo
bizantino Michele Psello nell’anno 1050 e che fu portata in
Occidente proprio da Giorgio Gemisto in occasione del concilio
ecumenico promosso dal papa allo scopo di porre fine allo
scisma tra Oriente e Occidente. Pare che lo stesso Michele Psello
lo avesse emendato degli elementi magici e alchemici, allo scopo
di renderlo accettabile per chiesa ortodossa di Costantinopoli.
Nel 1460, dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi, lo
stesso Cosimo dei Medici riuscì a entrare in possesso del testo
originario appartenuto a Michele Psello ed ordinò a Marsilio
Ficino d’interrompere gli studi su Platone per procedere alla
traduzione del Corpus Hermeticum dal greco al latino. In seguito,
ultimato il lavoro nell’aprile del 1463, la magnanimità del
signore di Firenze fu tale che donò al traduttore una villa a
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