Page 236 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Occidente, tra il 1438-1439, tenutosi dapprima a Ferrara e poi a
Firenze.
L'imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo giunse in
Italia con il patriarca di Costantinopoli e una corte fastosa di 650
tra studiosi, eruditi ed ecclesiastici; tra i quali figuravano i più
importanti filosofi e teologi dell’Oriente, e dove spiccavano
Giorgio Gemisto con il suo discepolo Giovanni Bessarione da
Trebisonda (1395-1472).
Fu un’occasione irripetibile per Giorgio Gemisto, sapiente
onorato e ammirato dai bei nomi della cultura ferrarese e
fiorentina, che nonostante l’età avanzata tenne memorabili e
affollate lezioni, in cui sfoggiò una vasta cultura non soltanto
filosofica, ma anche scientifica, spaziante dall’astronomia e dalla
geografia alla matematica e all’alchimia (da intendersi come
chimica embrionale).
In quei convegni dove si accalcava la migliore gioventù
d’Europa quel gran vegliardo espresse concetti rivoluzionari per
l’epoca, che partivano dalla rivalutazione della filosofia platonica
per approdare a una profonda critica delle religioni
monoteistiche. “Lezioni” straordinarie nell’ambito di un concilio
ecumenico, attestanti come in Toscana e sulle rive del Po si
fossero dischiusi orizzonti culturali nuovi e inediti. Infatti
nessuno minacciò d’imprigionarlo né, tanto meno, propose di
mandarlo al rogo! Si andava annunciando una stagione
irripetibile, che sarebbe approdata al Rinascimento; purtroppo di
breve durata per le guerre di religione ben presto innescate da
Martin Lutero.
Giorgio Gemisto, che pare abbia ricevuto il soprannome di
Pletone proprio a Ferrara, per l’assonanza con Platone, era
convinto che fosse possibile un profondo rinnovamento della
civiltà universale accantonando il dogmatismo evangelico,
forgiatore del Medioevo e delle sue tenebre, e valorizzando il
pensiero platonico, fonte di vera conoscenza, che aveva
illuminato la stagione del classicismo.
Il “filosofo di Mistra” basava i suoi insegnamenti su una
“trinità filosofica” costituita da Pitagora, Platone e Ipazia da
Alessandria; né risparmiava profonde critiche ad Aristotele,
principalmente nei confronti di dottrine quali l’eternità del
mondo, l’immortalità dell’anima senza la metempsicosi, il
piacere come fine ultimo della vita…
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