Page 233 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                prossimità di un monastero femminile.
                     In  Germania  a  gettare  sterco  sull’Ordine  del  Tempio
                provvide  un  manuale  di  teoria  magica:  “De  occulta
                Philosophia”,  scritto  da  un  cero  Henry  Cornelius  Agrippa  di
                Nottsheim, pubblicato nel 1531, che riscosse immediatamente un
                vasto  successo.  In  quel  libello  l’autore,  uomo  di  vasta  cultura,
                accenna  a  un’abominevole  eresia  dei  Templari:  qualcosa  di
                misterioso,  terribile,  insondabile,  in  grado  di  rivoltare  dalle
                fondamenta  la  comunità  dei  credenti.  In  quelle  pagine,  inoltre,
                Henry  Cornelius  Agrippa  attribuisce  ai  Cavalieri  del  Tempio
                innumerevoli  nefandezze,  quali  orge  con  vergini  e  immonde
                pratiche omosessuali.
                     Il  “De  occulta  Philisophia”  fu  prontamente  imitato  dal
                cronista  francese  Guglielmo  Paradin,  che  scrisse  “Les  grandes
                chroniques de France”, dove accentuò le accuse, aggiungendone
                di  nuove  ed  esecrande,  come  il  rapimento  di  neonati  per
                immolarli al misterioso Bafometto.
                     Ma intanto, inaspettatamente e improvvisamente, tornava in
                auge  la  cavalleria,  mentre  i  campi  di  battaglia  cominciavano  a
                riempirsi del fumo della polvere da sparo.
                     Un  grande  contributo  alla  valorizzazione  degli  ideali
                cavallereschi  fu  apportato  dagli  scrittori  italiani  Ludovico
                Ariosto e Torquato Tasso.
                     Ci  fu  allora  un’inversione  di  tendenza  e  i  Templari,
                lentamente,  invece  d’essere  insultati  cominciarono  a  trovarsi  al
                centro di miti esaltanti; primi fra tutto quello del Santo Graal.
                     Una  tappa  miliare  lungo  questo  percorso  fu  l’istituzione
                della  Royal  Society  di  Londra,  a  metà  del  XVII,  tra  i  cui
                fondatori figurava Elia Ashmole, autore delle “Institutions, Laws
                and  Ceremonies  of  the  most  noble  Order  of  the  Carter”
                (Istituzioni, Leggi e Cerimonie del più nobile Ordine del Calice).
                In quest’opera i Cavalieri dell’Ordine del Tempio come campioni
                di  virtù:  vittime  del  nepotismo  papale  e  dell’avidità  di  un
                monarca assoluto.
                     Ed  è  in  questo  periodo  che  le  “corporazioni  dei  Francs-
                Maçons” (liberi muratori), così chiamati perché affrancati dalle
                servitù feudali in epoca medievale, uscirono da una lunga crisi
                che li aveva costretti a sopravvivere e operare in gran segreto. Fu
                come se si destassero da un lungo sonno, iniziato con il collasso
                delle  ordinazioni  conseguente  la  scomparsa  dell’Ordine  del
                Tempio. All’epoca, di colpo, si era interrotta l’attività connessa


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