Page 189 - I templari e il filo segreto di Hiram
P. 189
pagina n.188 420451_LAVORATO.pdf
Davanti ai due condannati fu letta la più famosa arringa di
Guglielmo da Nogaret, morto l’anno prima, per cause naturali:
“I frati della milizia del Tempio sono lupi nascosti sotto un
aspetto da agnello. Sotto il sacro abito dell'ordine, con cappucci
sul capo, insultano in modo sciagurato la religione della nostra
fede. Questi infami, che si atteggiano a nobili cavalieri, sono
accusati di rinnegare Cristo, di sputare sulla croce, di lasciarsi
andare ad atti osceni al momento dell'ammissione all'ordine.
Tale è la loro perversione che assecondano i più bestiali istinti,
propensi a concedersi l‟un all‟altro per rinsaldare la loro
fratellanza, senza timore di contravvenire alle più elementari
leggi umane. E adorano un idolo con zampe di caprone e volto
baffuto, noto come il Bafometto, per gli enormi baffi…”
Per la verità, il grande inquisitore di Francia ebbe modo
d’esibirsi ancora una volta, quando istruì un processo contro
Guichard, vescovo di Troyes, accusato dal solito e ineffabile
Noffo Dei. Un processo che durò cinque anni: dal 1308 al 1313,
nel quale, ancora una volta, fu seguito il copione sperimentato
con successo con gli Ebrei e con i Templari, basato su illazioni e
accuse denigranti.
Guglielmo da Nogaret morì nella convinzione di aver fatto il
suo dovere, di aver lealmente servito il suo re e il suo paese, che
proprio grazie alla sua opera era diventato più solido e potente.
Lucidamente aveva partecipato in prima persona
all’attuazione di un enorme progetto, che avrebbe cambiato per
sempre il regno di Francia e la stessa Europa: il rafforzamento
dell’istituzione monarchica e l’introduzione di un sistema
burocratico professionale, del quale proprio lui era stato un
massimo esempio. In quest’ottica era legittimata l’implacabile
lotta contro Bonifacio VIII e Benedetto XI, e la drammatica
epurazione dei Templari: ingombranti retaggi feudali.
188