Page 186 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                     Era il pesce più grosso. Doveva essere catturato. E così fu!
                Il gran maestro finì nella rete abilmente tesa con i sui maggiori
                ufficiali. Proprio come un tonno; come aveva previsto Noffo Dei.
                     Tutti catturati in un’unica, immensa retata.
                     I  comandanti  templari  caddero  davvero  dalle  nuvole,
                com’era successo con gli Ebrei.
                     Chi mai poteva sospettare?
                     Il  giorno  precedente  l’arresto  il  gran  maestro  Jacques  de
                Molay era in compagnia del re tra la folla che partecipava alle
                esequie  di  Caterina  de  Courtenai,  seconda  moglie  di  Carlo  di
                Vallis. E proprio a Jacques de Molay, con il re e due alti dignitari
                di  corte,  era  stato  concesso  l’onore  di  portare  il  feretro  sulle
                spalle.
                     All’imbrunire del 13 ottobre la complessa operazione poteva
                considerarsi conclusa in tutta la Francia.
                     Immediato  il  riconoscimento  a  Guglielmo  da  Nogaret:  la
                promozione  a  “Sovrintendente  del  Sigillo  Regale”,  con  buona
                pace  per  Pierre  de  Belleperche  che  ricopriva  quel  prestigioso
                incarico.
                     Ma la fatica era soltanto all’inizio. Ora cominciava la parte
                più  lunga  e  complessa  dell’operazione:  ammansire  il  papa  e
                istituire  processi  dai  quali  i  Templari  catturati  non  potessero
                avere scampo.
                     Soltanto sotto un aspetto la vasta operazione fu deludente: i
                tesori rinvenuti erano irrisori!  Ben presto si favoleggiò di carri
                pieni di fieno e di misteriose chiatte che avevano lasciato Parigi
                in quel fatidico 13 ottobre.
                     Ad  ogni  modo  non  insorsero  problemi  insormontabili
                nell’imbastire interrogatori e processi. Chi, meglio di Guglielmo
                de  Nogaret  era  adatto  a  quell’incarico,  che  in  Linguadoca  era
                stato avvocato e giudice?
                     Clemente  V  non  reagì!  Una  simile  mossa  se  l’aspettava.
                Non  scagliò  anatemi  e  scomuniche:  ci fu  da  parte  sua  soltanto
                una tenue reazione.
                     Da tempo giungevano alla curia papale vaghe informazioni
                sull’infedeltà dei Templari,  sulla  minaccia  che  costituivano  per
                Santa  Romana  Chiesa.  Avevano  perso  la  Terrasanta!  Erano
                venuti  meno  all’incarico  loro  assegnato.  Avevano  tradito  le
                aspettative. Potevano tranquillamente sparire. E così fu!
                     Pesanti sospetti furono adombrati nei confronti dei cavalieri
                dai mantelli bianchi.


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