Page 182 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Oh sì, erano ricchissimi per i doni, i castelli e le immense
proprietà accumulate nei due secoli in cui erano assurti a faro
della civiltà; le stesse principali casate d’Europa erano
gravemente indebitate nei loro confronti; ma erano giganti dai
piedi d’argilla per l’autorità minata, per la gloria offuscata.
Chi ancora ricordava i loro meriti, sotto gli occhi di tutti,
come le grandi cattedrali, orgoglio della cristianità occidentale?
Erano state le loro maestranze a erigerle, dopo che i primi nove
cavalieri avevano portato da Gerusalemme l’originale progetto,
scovato chissà dove. Erano stati loro a finanziarne i progetti e a
elevare le guglie maestose al cielo, organizzando le corporazioni
di liberi architetti e liberi carpentieri: i Francs-Maçons non
soggetti a gabelle e imposizioni. Le prime, addirittura, con
l’ambizione di riprodurre la costellazione della Vergine nell’Ile-
de-France! Grazie a loro, inoltre, le strade erano tornate sicure
come nei tempi più felici dell’impero Romano. C’erano presidi,
ricetti, ospedali, foresterie, mansioni, castelli lungo le principali
vie di comunicazione, a cominciare dalle strade romee e iacopee.
Folle incredibili, inimmaginabili nei secoli precedenti,
percorrevano il “Cammino di Santiago” verso il sole che
tramonta e la Via Francigena per Roma. Non c’era valico alpino
o pirenaico che non disponesse di una loro solida struttura per
accogliere viandanti, mercanti, pellegrini. Ma per la gente
comune i Templari si erano sviliti a beoni e, nonostante il voto di
castità, erano considerati degli impenitenti puttanieri.
Si erano “mangiati il settebello”, che pure tenevano in
pugno!
Se spariva da un villaggio una bella donna, subito si
sospettava che fosse stata rapita da uomini con svolazzanti
mantelli bianchi.
Se una loro fortezza sorgeva in prossimità di un monastero
femminile, si favoleggiava che un sotterraneo li collegasse.
Il popolino fantasticava di orge indicibili e anche di delitti
nefandi, come l’esistenza di cimiteri dei feti.
Fu il cancelliere Guglielmo de Nogaret a sussurare
nell’orecchio del suo re:
“Sire, che aspettate? La misura è colma! Perché attendere
ancora? Il papa sarà dalla vostra parte! Quegli infami di
cavalieri vogliono tutto! Se non agirete, si prenderanno il vostro
regno! Sono astuti, subdoli: aspettano soltanto il momento
opportuno, ora che le terre d‟Oltremare sono state perdute. San
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