Page 179 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                anche, al re e alla sua corte di recarsi a Santiago di Compostela in
                un pellegrinaggio di espiazione. Doveva pure cercare di salvare
                le apparenze. Ma a Parigi nessuno aveva intenzione d’impugnare
                umilmente  il  bastone  del  pellegrinaggio.  A  quella  data  non
                esistevano neppure più i Templari: gli unici in grado di tentare la
                riconquista  del  Santo  Sepolcro  e,  anche,  di  rendere  sicuro  il
                cammino verso la Galizia, nella direzione dove tramonta il sole,
                rendendolo sicuro.
                     Ed ecco i Templari. Già, i Templari.
                     La soppressione del loro Ordine fu la terza faccenda affidata
                a  Guglielmo  di  Nogaret,  dopo  l’affaire  papa  Bonifacio  VIII  e
                l’eliminazione degli Ebrei dal suolo francese.
                     Un  complotto  difficile  da  organizzare  e  lungo  da  gestire.
                Ma,  ancora  una  volta,  l’ineffabile  cancelliere  non  deluse  le
                aspettative.
                     Durante il durissimo confronto con il papa Filippo “il Bello”
                si era reso conto di quanto il suo regno fosse vulnerabile con quei
                potenti cavalieri nelle strade e nelle città di Francia, proprietari di
                vasti latifondi, totalmente incontrollabili. Inizialmente Filippo “il
                Bello” aveva meditato di fare parte del loro Ordine e, allo scopo
                di controllarlo dall’interno, aveva fatto domanda di ammissione:
                un  passo,  tutto  sommato,  ispirato  dalla  moderazione,  in  buona
                fede. Era convinto che i Templari non avrebbero osato sbattere la
                porta in faccia al re di Francia; anzi, supponeva che avrebbero
                considerato un onore accoglierlo tra le loro file. Ma così non fu:
                la  regale  domanda  fu  respinta  dal  gran  maestro  in  persona,
                Giacomo  de  Molay,  addirittura  con  sdegno.  Probabilmente  il
                Gran Maestro si sentiva minacciato nelle sue stesse prerogative;
                ad ogni modo fu una scelta fatale per l’Ordine del Tempio che
                s’inimicò irreversibilmente Filippo “il Bello”, il quale cominciò a
                meditare di spazzare via, per sempre, quegli arroganti cavalieri
                dalle strade di Parigi e di tutto il suo regno!
                     Fu  così  che  si  medito  di  passare  all’opzione  più  radicale:
                non più contenerne lo strapotere dei Templari, ma cancellarne la
                presenza!
                     Non  a  caso  dopo  il  gran  rifiuto  Filippo  “il  Bello”  tolse  a
                quegli arroganti cavalieri la gestione delle finanze regali francesi,
                per  passarla  ai  banchieri  lombardi  e  toscani  presenti  in  tutta  il
                vasto regno. Per la verità, fu soltanto una breve parentesi, poiché
                ben presto ogni cosa tornò in mano ai Templari, probabilmente
                per i risultati poco lusinghieri conseguiti dai banchieri italiani o,


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