Page 175 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Fu così che Guglielmo da Nogaret parti per l’Italia:
un’autentica incursione! Sulle rive dell’Arno lo attendevano
emissari fiorentini, al soldo del re di Francia. A Staggia, presso
Siena, incontrò un manipolo di avventurieri determinati guidati
da Sciarra Colonna e Rinaldo da Supino: nemici giurati del papa
e della sua famiglia. A questo punto, senza esitare, l’audace
manipolo puntò sulla cittadina di Anagni, dove in quei giorni
vive il papa, che reputava quel borgo fortificato, a lui fedele, più
sicuro dell’infida Roma.
Guglielmo da Nogaret non era il tipo da fermarsi di fronte
ad ostacoli che altri avrebbero giudicato insormontabili.
Sei mesi esatti dall’autorizzazione del re di Francia che gli
concedeva piena libertà di azione, il 7 settembre, fu tentato il
colpo di mano che stupì il mondo.
Quei temerari riuscirono a intrufolarsi nel popoloso borgo
chiuso a riccio come una fortezza e catturarono il papa!
Qualche scaramuccia: nulla di più.
L’assalto di sorpresa fu un successo. Il papa e i suoi sgherri
non si aspettavano un’azione tanto rapida quanto audace.
Per la verità una simile impresa sarebbe stata impossibile
senza la complicità di molti cardinali del Sacro Collegio, che non
vedevano l’ora di sbarazzarsi dell’ingombrante papa.
Ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi!
Gli intrusi avevano sottovalutato il favore che Bonifacio
VIII godeva presso la sua gente: un sollevamento popolare li
costrinse a fuggire abbandonando l’ambita preda.
Sembrò un fallimento; ma Bonifacio VIII restò talmente
scosso, spezzato nell'animo, che non si sarebbe più ripreso e non
sarebbe sopravvissuto a lungo. Incommensurabile fu il suo
terrore nel vedere quel bruto di Sciarra Colonna con la spada
sguainata, minaccioso al suo cospetto, pronto a sbudellarlo come
un maiale.
Quando gli intrusi sloggiarono in fretta e furia,
abbandonarono alle loro spalle l’uomo più potente dell’Europa
ridotto a ombra di se stesso. La parabola del suo trionfo era
giunta al termine: una parabola che aveva raggiunto l’apogeo con
l’anno santo del 1300. In quella parabola c’era anche tutta la
storia di Santa Romana Chiesa che aveva raggiunto l’apice a
Canossa ed era finita con un sonoro schiaffo ad Anagni. Presto
sarebbe cominciata la “cattività avignonese” con la sfilza
interminabile di papi e antipapi che l’avrebbe accompagnata.
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