Page 174 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                cancelliere  prese  la  parola.  Era  giunto  il  momento  che  gli
                consentiva d’affacciarsi al balcone della Storia.
                     Guglielmo  da  Nogaret  tenne  un’infuocata  arringa  contro
                Bonifacio VIII tuonando come un predicatore ispirato e non esitò
                scomodare, visto che si trattava di un papa, i santi evangelisti. Il
                suo  scopo  era  chiaro,  semplice,  lineare:  imbastire  un  processo
                contro  il  papa  poiché  nemico  del  re  di  Francia  e,  per  questo
                motivo,  ostile  a  tutta  la  cristianità.  A  questo  punto  la  stessa
                abdicazione  di  papa  Celestino  V,  caso  unico  in  tutta  la  storia
                della Chiesa, diventava sospetta: gli era stata estorta con la forza
                dal cardinale Gaetani che ambiva succedergli, che aveva preso il
                nome di Bonifacio VIII.
                     Probabilmente fu opera del fantasioso cancelliere la storiella
                che  prese  a  circolare  in  Europa  proprio  in  quegli  anni,  con  il
                cardinal  Gaetani  che  nottetempo  saliva  sul  tetto  del  palazzo  a
                Napoli, dove dormiva papa Celestino; ne scoperchiava una parte
                e  da  lassù  esortava  con  voce  cavernosa:“Devi  dimetterti!  Devi
                rassegnare  le  dimissioni  e  tornare  all‟eremo  dal  quale  sei
                venuto: Dio lo vuole!”
                     Peraltro  era  legittimo  il  sospetto  che  il  cardinal  Gaetani
                avesse  affrettato  la  morte  del  predecessore  dimissionario,
                timoroso  di  un  suo  ripensamento,  terrorizzato  di  vederlo
                riapparire a Roma. Né era una maldicenza il chiodo conficcato in
                testa al povero papa ottuagenario per affrettarne la fine! Quando
                secoli  dopo  sarebbe  stato  riesumato  il  corpo,  per  porre  fine  a
                simili illazioni, quel chiodo c’era veramente.
                     Si  favoleggiava  anche  di  pratiche  magiche,  alle  quali  era
                dedito  Bonifacio  VIII,  definito  per  questo  motivo  "papa
                blasfemo"! Ma qui era palese il tentativo di denigrarlo da parte
                del re francese e dei suoi cancellieri: un gioco al massacro che in
                seguito sarebbe riuscito perfettamente tanto con gli Ebrei quanto
                con i Templari. Voci incontrollate correvano inarrestabili, diffuse
                abilmente da agenti regi, sulle abitudini del papa d’intrattenersi
                con negromanti e alchimisti… A questo punto non restava che
                imbastire  uno  spettacolare  processo  in  Francia  e  amplificare
                simili accuse affinché giungessero nelle lande più remote della
                cristianità, per giustificare l’opera del saggio “re Filippo”.
                     Bonifacio  VIII  rischiò  davvero  finire  sul  rogo  se  fosse
                giunto a Parigi!
                     Ma come portare papa Bonifacio sule rive della Senna?
                     Non restava che andarlo a prendere.


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