Page 172 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                     La reazione del papa, che già nutriva ostilità verso Filippo e
                il  suo  stile  di  vita,  non  si  fece  attendere.  Sul  soglio  di  Pietro
                sedeva  Bonifacio  VIII,  che  credeva  d’essere  ancora  al  tempo
                delle  investiture:  non  si  era  accorto  che  la  Storia  era  andata
                avanti! Tuoni, fulmini e anatemi da Roma! Ma Filippo “il Bello”
                fece  spallucce  e  non  si  schiodò  dalle  sue  posizioni,  forte
                dell’appoggio del clero, soprattutto del “piccolo clero”.
                     Due bolle papali arroganti, colme di furore: “Ausculta Filii”
                e “Unam sanctam” non ottenero l’effetto sperato.
                     Memorabile, sintetica, sarcastica e persino cattiva la risposta
                del re di Francia:
                     “Filippo, re dei Francesi per grazia divina, augura poca o
                nulla salute a Bonifacio, che si pretende sovrano pontefice. Che
                Vostra Suprema Demenza sappia che nel mondo temporale Noi
                non siamo sottoposti a nessuna autorità di questa terra! -
                     Poteva essere più chiaro?
                     Forse  non  è  errato  supporre  che  Filippo  “il  Bello”  e
                Bonifacio  VIII  fossero  due  interessanti  casi  di  megalomania  a
                confronto.
                     Ma la risposta del re di Francia non si limitò a una lettera
                offensiva; su consiglio probabilmente dello stesso Guglielmo da
                Nogaret, che aveva un animo cataro, s’intentò un processo contro
                Bonifacio VIII, per invalidare la sua elezione a papa.
                     Il  re  di  Francia  intendeva  colpire  in  profondità!
                Diversamente  dagli  imperatori  del  Sacro  Romano  Impero
                intendeva andare a fondo: lo scontro con il papa non si limitava
                più a un “gioco delle parti”. Un albero, per quanto grande, crolla
                se gli sono recise le radici.
                     Papa  Bonifacio  VIII  fu  brutalmente  tacciato  di  simonia,
                blasfemia, nepotismo.
                     Il problema era di una semplicità estrema ma rivoluzionaria:
                la fine alla teocrazia di Santa Chiesa Romana, che con quel folle
                di papa Gregorio VII aveva assunto dimensioni esasperate.
                     “Fora da le bale er papa!”
                     Pierre  Flote,  predecessore  di  Guglielmo  da  Nogaret  nella
                cancelleria del re, non avrebbe mai osato tanto; ma così non fu
                con un cancelliere dall’animo cataro che sapeva di poter contare
                sulla protezione del proprio re.
                     Qualsiasi  altro  re  avrebbe  mandato  in  esilio  un  simile
                cancelliere! Luigi il Santo, probabilmente, lo avrebbe condannato
                al rogo! Ma Filippo “il Bello” non era “santo”.


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