Page 152 - I templari e il filo segreto di Hiram
P. 152
pagina n.151 420451_LAVORATO.pdf
UN PAPA ASSERVITO A UN RE
Per tutto il secolo XIII il Papato partecipò attivamente alle
lotte politiche tra le fazioni che dilaniavano l’Italia e la Francia
Meridionale.
Il lungo confronto con l’imperatore Federico II lo portò ad
intrecciare alleanze sempre più strette con la monarchia francese
che, alla fine, permise al Papato di trionfare sull’Impero. Tutto
questo, ovviamente, ebbe un prezzo: il trasferimento della sede
papale ad Avignone e la soppressione dell’Ordine Templare.
Per la verità, l’immensa ambizione papale che in quel secolo
ebbe per campioni Innocenzo III e Bonifacio VIII, non conseguì
mai un reale controllo sui poteri feudali e sulle istituzioni
cittadine, che si scontravano caoticamente ed aspramente in tutta
l’Europa meridionale. Soltanto sui movimenti ereticali il trionfo
della Chiesa fu totale, accompagnata dall’indubbia capacità di
assorbire le nuove ferme di religiosità affiorati prepotenti
all’epoca.
Il giubileo dell’anno 1.300, indetto da Bonifacio VIII, fu un
autentico trionfo del Papato: l’apoteosi della Chiesa che chiuse
simbolicamente un secolo come non ce ne sarebbero più stati.
Da tutta Europa folle di pellegrini confluivano su Roma e al
“Santo Padre” fu riservato un trionfo che neppure i grandi
imperatori romani ebbero a sperimentare.
Sembrava che l’intera cristianità si sottomettesse a un potere
veramente universale, superiore ai mutevoli casi della vita
politica, in grado d’influire, attraverso l’istituzione delle
indulgenze, anche sul destino ultraterreno.
Ma era soltanto un trionfo di facciata.
Le insanabili contraddizioni tra potere temporale e potere
spirituale sarebbero presto emerse drammaticamente, con uno
schiaffo, ad Anagni, il 7 settembre di due anni dopo. Subito dopo
sarebbe toccato all’Ordine del Tempio, la più potente istituzione
d’Europa. Infine il trasferimento della sede papale ad Avignone,
nove anni dopo l’indimenticabile giubileo.
A vincere, alla fine, era stato il re di Francia.
Filippo IV “il Bello”, prima di sferrare il colpo decisivo,
aveva disposto abilmente i “pezzi sulla scacchiera”, consapevole
che stava per disputare una partita difficile: una mossa sbagliata,
151