Page 153 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                avrebbe potuto costargli il trono.
                     In  quei  momenti  cruciali  il  re  di  Francia  si  avvalse  della
                preziosa  collaborazione  di  due  fidatissimi  collaboratori,
                determinati,  audaci,  autentici  avventurieri,  che  si  chiamavano
                entrambi  Guillaume:  il  succitato  Nogaret,  figlio  di  un  cataro
                scomunicato,  ministro  plenipotenziario;  e  l’inquisitore  Imbert,
                domenicano inflessibile, confessore del re.
                     Dapprima  furono  diffuse  a  piene  mani  calunnie  contro  i
                cavalieri  del  Tempio,  preludio  di  un  temporale  lontano,
                utilizzando la stessa strategia sperimentata ai danni del vescovo
                di Troyes e contro gli Ebrei.
                     Morto  il  grande  antagonista  Bonifacio  VIII,  trascorsa  la
                breve parentesi di papa Benedetto XI, il re di Francia giocò la
                carta  più  importante: l’elezione  di  un  sommo  pontefice che  gli
                fosse  favorevole,  che  voltasse  il  capo  da  un’altra  parte  mentre
                assestava il colpo mortale ai Templari, che si umiliasse ad essere
                suo complice, quasi un fantoccio nelle sue mani.
                     L’audace  impresa  che  prevedeva  di  condizionare  il
                Conclave fu una grande opera di diplomazia e si avvalse di un
                appoggio  preziosissimo:  il  favore  del  cardinale  Napoleone
                Orsini, massima autorità del Sacro Collegio. Un appoggio che il
                cardinale  avrebbe  rimpianto  amaramente,  per  il  resto  della  sua
                vita. Infatti ebbe in seguito a dire, pentitissimo:
                     “Sotto  il  papato  di  Clemente  V  i  maggiori  benefici
                ecclesiastici sono caduti tutti, per compenso o vendita, in mano
                ad  usurpatori.  Nessun  papa  è  paragonabile  a  Clemente  per  lo
                sfrenato nepotismo e la scandalosa simonia”.
                     Il  5  giugno  del  1305,  dopo  undici  mesi  d’interminabile
                Conclave,  fu  acclamato  papa  con  il  nome  di  Clemente  V
                Raymond  Bertrand  de  Goth:  l’arcivescovo  di  Bordeaux,  un
                francese, legato al re di Francia da palesi debiti di riconoscenza.
                     A questa scelta non furono estranee le grandi casate feudali
                romane, quali i Colonna e gli Orsini, desiderosi di disfarsi della
                presenza papale a Roma.
                     Bonifacio  VIII,  simile  a  imperatore,  li  aveva  costretti  a
                chinare la cresta: impresa che gli riuscì pienamente, al di là di
                qualsiasi previsione.
                     E ora, con l’elezione di Clemente V sembrava davvero che
                la Storia voltasse pagina.
                     Non a caso, appena eletto, il novello papa stupì i messaggeri
                accorsi  ad  annunciargli  la  sua  elezione:  pretese  d’essere


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