Page 157 - I templari e il filo segreto di Hiram
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anima a un demonio come il re di Francia, in cambio della mitra
pontificia.
Di certo Clemente V fu complice passivo del re di Francia:
guardò altrove, quando si procedette all’arresto di tutti i Templari
presenti nel suo regno, all’alba del 13 ottobre 1307. Seguì
l’immediata confisca degli ingenti beni, com’era già accaduto
con gli Ebrei l’anno precedente, nel 1306: un’operazione già
perfettamente sperimentata.
Poi, da parte papale, ci furono soltanto timide resistenze:
come se fosse spaventato da ciò che era successo.
Ancora il 29 maggio del 1308 Clemente V si diceva certo
dell’innocenza dei Templari. Che fosse solo un’abile
mistificazione per prendere tempo, in attesa del Concilio?
Poi il papa si oppose all’avidità del re e gl’impose di
restituirgli i beni confiscati ai Templari.
Ma chi era veramente Clemente V?
Una risposta chiarificatrice è ormai impossibile.
Pare che all’inizio del suo pontificato avesse convocato a
Roma, in gran segreto, il Sovrano Maestro templare con
l’intenzione di voltare le spalle al suo ingombrante protettore e
impedire, nel contempo, di ricevere a sua volta un altro schiaffo,
com’era successo a Bonifacio VIII ad Anagni.
I Templari erano l’unica forza militare in grado di
costringere in un angolo il re di Francia e Filippo IV era
drammaticamente consapevole di tutto questo.
In quell’occasione proprio il gran maestro, timoroso delle
ripercussioni che l’Ordine avrebbe potuto patire in Francia,
fulcro dei suoi interessi in Europa, aveva convinto il papa a
desistere.
Tanto buonsenso, alla fine, si sarebbe rivelato fatale.
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