Page 159 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Per la verità il ruolo di Noffo Dei non è mai stato
approfondito, eppure è centrale in tutta questa vicenda.
Più che un templare espulso dall'Ordine, questo misterioso
personaggio era il rappresentante, a Parigi, dei banchieri
fiorentini e agiva presso un "banco lombardo". Un odio letale
accomunava il templare espulso e questi ultimi verso l’Ordine
del Tempio, concorrente troppo grande e ingombrante.
Ma da dove traeva origine questa guerra sotterranea,
combattuta senza esclusione di colpi? Dal concilio di Lione
voluto da papa Gregorio X, nel 1274, allorché non si discusse
soltanto sui provvedimenti da adottare contro Federico II di
Svevia, ma si progettò un’ultima grande crociata che in seguito
non si concretizzò. In quel concilio furono decise nuove e
cospicue decime da convogliare nelle casse papali: un autentico
fiume di denaro che fece gola alle grandi banche europee
all’epoca concentrate a Firenze, Siena, Pistoia, Asti e Milano. Un
interessamento che ineluttabilmente le contrapponeva ai
Templari, storici e fidati tesorieri non soltanto delle finanze
ecclesiastiche.
Il ruolo dei banchieri non solo fiorentini, ma astesi,
veneziani, genovesi, catalani, senesi crebbe a dismisura dopo la
soppressione dei Templari. Furono loro a subentrare nella
gestione dell’economia europea e, soprattutto, a curare gli
interessi della Curia romana, con l’enorme flusso di denaro
inerente alle decime.
Essenziale, in questa storia, la gestione del tesoro regale di
Francia.
Per lungo tempo appannaggio dell’Ordine del Tempio era
stato affidato per un breve periodo, proprio dal re Filippo “il
Bello” ai banchieri fiorentini, per poi tornare ad essere gestito dai
Templari.
Inevitabile, a questo punto, che i banchieri di Firenze
cercassero in ogni modo la rivincita e di certo non ebbero un
ruolo secondario in tutta questa trama.
Anche il nome di Noffo Dei è incerto. Vi sono altri nomi:
Noffo Deghi, Noveri Dey, Nofri Dei, Noffo Dey, Naffus Doghi,
Naffus de Dei.
Di certo era fiorentino: agente di una Compagnia bancaria
lombarda in Champagne che lavorava per conto della banca
fiorentina di Ranieri Iacobi, con ufficio principale a Sens nei
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