Page 84 - La Massoneria Rivelata
P. 84

due  mondi,  come  capo  massone,  perseguiva  «lo  snervamento
                del  popolo  per  mezzo  della  licenza  e  del  vizio»,  e  forse  era

                proprio per questo che più volte aveva insistito sull’importanza

                degli  esercizi  «ginnastici»  anche  per  le  giovani.  I  motivi  di
                questa fissazione erano ovvi: da buon Fratello, propagandava usi

                «sconci a sfrontare le fanciulle» e a renderle così più disponibili
                alla cupidigia.

                    Ogni occasione fu presa a pretesto per denigrarlo. Nel 1875,
                quando  il  nostro  accettò,  per  distribuirlo  ai  figli,  il  «dono  di

                gratitudine  nazionale»  offertogli  dal  governo  Depretis,  apriti
                cielo!  I  clericali  lo  sbeffeggiarono  in  mille  maniere  e  Civiltà

                Cattolica lo ribattezzò “L’Eroe dei due milioni”. Col passare del
                tempo  la  tambureggiante  campagna  stampa  contro  Garibaldi

                generò  vere  e  proprie  leggende,  come  questa,  apparsa  negli

                ultimi anni della sua vita: a Caprera vi era un sosia di Garibaldi
                manovrato  dai  frammassoni,  quello  vero  era  ormai  morto  da

                tempo e la sua anima nera friggeva all’inferno sotto lo sguardo
                compiaciuto di Satanasso.

                    Nella  sua  isola  l’Eroe,  ormai  paralizzato  dall’artrite,  non  si
                curava  di  tali  scemenze  ma,  pensando  soprattutto  all’istante

                fatale,  aveva  predisposto  ogni  cosa  con  cura:  le  sue  spoglie,
                secondo l’uso massonico, dovevano essere cremate e tumulate

                «nel  muro  del  sarcofago  delle  nostre  bambine»  sotto  l’acacia,
                l’albero sacro a Hiram, segno di rinascita iniziatica.

                    Invece  non  fu  così.  Quando  spirò,  alle  18.20  del  2  giugno

                1882, ragioni di stato imposero altrimenti, e sei giorni più tardi,
                l’8 giugno, vi furono le esequie solenni. Orazioni funebri furono
                pronunciate  con  voce  stentorea,  seppur  venata  dalla

                commozione,  da  Crispi  e  da  Zanardelli,  davanti  a  stuoli  di

                garibaldini, a rappresentanti della Camera, del Senato e al duca
                di Genova inviato appositamente dalla Corona. Il tutto però fu

                rovinato  da  un  furioso  temporale,  gli  abiti  delle  signore
                s’inzupparono,  le  tube  si  mutarono  in  flosci  catafalchi,  le  alte





                                                           84
   79   80   81   82   83   84   85   86   87   88   89