Page 80 - La Massoneria Rivelata
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religione  civile,  impostata  sulla  Patria;  tant’è  vero  che  al
                momento  della  sua  morte  La Riforma  di  Crispi  lo  consacrava

                “messia”  della  nuova  Italia,  la  persona  più  carismatica  della

                storia dopo il Salvatore. La stessa enfasi fu incisa sulle numerose
                targhe  commemorative.  A  Santa  Maria  Capua  Vetere,  per

                esempio,  il  Generale  è  descritto  al  pari  di  un  nume  che
                “fulmina”  i  nemici  e  che  fa  gemmare  nel  popolo  “la  fede

                nell’opera redentrice”.
                    Ogni fede ha bisogno di testimonianze tangibili e così, dopo

                la  spedizione  dei  Mille,  iniziarono  a  diffondersi  le  reliquie
                dell’italico profeta: richiestissimi erano i capelli, tanto che a un

                certo  punto  il  nostro  si  lamentò  di  non  averne  più  sul  capo;
                dopo  lo  scontro  dell’Aspromonte  del  29  agosto  1862  si  fecero

                follie per le bende macchiate di sangue.

                    Il commercio delle reliquie si protrasse anche dopo la morte,
                gestito  con  profitto  da  Francesca  Armosino  che  aveva
                tesaurizzato  unghie,  barba  e  capelli.  Per  tutto  c’era  una

                quotazione, e sul lucroso commercio si gettarono figli, amici e

                conoscenti,  mentre  Ricciotti,  con  la  professionalità  di  un
                antiquario, autenticava con tanto di certificazione ogni memoria

                paterna. Chi poi aveva avuto la fortuna di ospitare il Generale
                trasformò tutto ciò che l’eroe aveva toccato in oggetti di culto.

                In casa Guelfi, per esempio, si venerava un mozzicone di sigaro
                lasciato  da  Garibaldi,  e  la  signora  Giuseppa,  per  anni,  mostrò

                con orgoglio il “sacro” padellino con il quale aveva cotto un paio
                di uova per l’illustre ospite.

                    Anche i tratti somatici di Garibaldi furono idealizzati; lui –
                che  era  alto  un  metro  e  sessantasei  –  diventò  un  gigante,  gli

                occhi divennero azzurri, le membra perfette come quelle di una
                statua  greca.  Nelle  biografie  affiorarono  particolari  fantastici:

                nasce in una barca durante l’infuriare di una tempesta, a nove
                anni uccide il capo dei pirati marocchini; inoltre, si favoleggiò di

                amori  incredibili,  di  castelli,  di  principesse  e  di  avventure  che

                avrebbero fatto impallidire Superman.


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