Page 83 - La Massoneria Rivelata
P. 83
presentazione di Mazzini e Saffi. Bakunin entrò in contatto con
gli ambienti democratici fiorentini, costituiti in maggioranza da
Fratelli e, soprattutto, con il “Primo massone d’Italia”, Giuseppe
Garibaldi. Quest’ultimo il 22 gennaio scriveva da Caprera: «Con
i poteri che mi sono stati conferiti, Io, Gran Maestro, […] ho
creato il Sig. Bakounin Fratello di 30° e prego il Fratello Frapolli
di regolarizzare la sua posizione».
Sul rivoluzionario venuto dall’Est gravava il sospetto di
satanismo e di affiliazione alla setta di Giovanna Southcott, che
si dichiarava in contatto con il demone Shiloh. Inoltre, il russo
divenne l’emblema stesso della negazione del trono e dell’altare.
Fra l’altro, non era forse figlio ideale di quei Babeuf e Filippo
Buonarroti, che nel bagno di sangue della Rivoluzione
cercarono di essere ancor più sanguinari degli altri? E tutti
questi personaggi non erano forse legati dallo stesso filo rosso
massonico? Allievo di Buonarroti era stato anche Auguste
Blanqui, iscritto alla loggia I Filadelfi, il cui nome rimandava a
un progetto «esoterico – millenarista – rivoluzionario»:
Filadelfia è la sesta Chiesa dell’Asia, citata dall’Apocalisse, che
precede la settima e l’ultima, Laodicea, quella «del nuovo
avvento e della fine dei tempi».
Fra gli amici poco raccomandabili di Garibaldi ve ne era uno
– anzi, una – che era un esempio del male che il “vil secolo”
riusciva a partorire. Si chiamava Helena Blavatski, era
un’avventuriera russa che propagandava un credo idolatra e
panteista. La Blavatski era ammorbata da un’altra malvagia
pratica, quella dello spiritismo, di cui il Nizzardo sarebbe stato
un attivo praticante. Si trattava di un’altra piaga di quei mala
tempora, tanto che Giuseppe Franco, il più prolifico autore di
romanzi antimassonici, scrisse, oltre a Massone e massona, La
sposa di Sila e La contessa internazionale, anche Idea chiara dello
spiritismo.
A ciò si assommavano le accuse di scarsa moralità. L’Eroe dei
83