Page 88 - La Massoneria Rivelata
P. 88

Un fenomeno di nome Léo Taxil





















                Il  diavolo, che da sempre i cattolici  sospettavano  fosse il capo
                supremo della massoneria, si palesò sul finire dell’Ottocento.  A

                denunciare  l’infernale  burattinaio  fu  un  francese,  noto  con  lo
                pseudonimo  di  Léo  Taxil.  Questi  in  realtà  si  chiamava  Marie

                Joseph Gabriel Antoine Jogand-Pagès ed era nato a Marsiglia da
                una famiglia  d’origine  provenzale. Da  giovane  aveva iniziato  a

                fare il giornalista scribacchiando su fogli radicaleggianti, poi era
                diventato  direttore  dell’«Anticlericale»,  un  giornale  di

                mangiapreti.  Non  contento,  per  meglio  combattere  sacerdoti,
                monache  e  frati,  aveva  pubblicato  una  caterva  di  libelli

                scandalistici,  caratterizzati  da  una  macroscopica  volgarità  che

                sovente sconfinava nella pornografia.
                    Era  entrato  anche  in  massoneria,  facendosi  iniziare  dalla

                loggia parigina Il tempio dell’onore francese; ma lui, che di onore
                ne capiva poco, trovò il modo di farsi buttar fuori per indegnità.

                E in modo simile terminò,  qualche anno dopo, la sua militanza

                nella Lega Anticlericale.
                    Nel 1885, visto  che se la passava male e che la cinghia  più di
                così  non  si  poteva  tirare,  ebbe  un’improvvisa  e  spettacolare

                conversione.  Con  una  lettera  pubblica  ritrattò  tutto  il  suo
                passato,  si dichiarò pentito  e desideroso di ritornare  alla fede. Il


                figliol  prodigo  fu  seguito  da  un  gesuita  al  quale  confessò  un




                                                           88
   83   84   85   86   87   88   89   90   91   92   93