Page 72 - La Massoneria Rivelata
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era per gli amici sinonimo di vittoria, per i nemici una iattura. Si
                dice  che  i  fanti  borbonici,  assai  poco  motivati,  lo  temessero

                quasi  fosse  un’entità  ultraterrena,  lo  chiamavano  “il  diavolo

                rosso” e nei bivacchi si mormorava che fosse sostenuto da una
                forza luciferina: le pallottole lo schivavano, le lame delle sciabole

                levate contro di lui andavano in frantumi.
                    I suoi uomini poi, pervasi da sulfurei umori, al pari di lupi

                mannari  si  mutavano  in  belve  assetate  di  sangue,  non
                conoscevano  la  paura  ed  erano  insensibili  al  dolore.  Alla  fine,

                qualcuno  giunse  addirittura  a  ritenerlo  “Belzebù  in  persona”:
                l’abbigliamento  e  l’aspetto  ne  erano  una  prova  lampante.

                Comunque, la celebrità dev’essere sempre alimentata, e ben lo
                sapeva il Nizzardo, che spesso si presentava come una sorta di

                messia  laico,  al  punto  da  dichiarare  che  «La  vera  religione
                dell’Italia  sarebbe  stata  quella  di  Bassi  [il  cristianesino

                testimoniato dal sacerdote-patriota], mentre la loro [quella della
                Chiesa] era la religione dell’Inferno […] il papa è Lucifero».

                    Nel  1849  la  Repubblica  Romana  cadde  e  Garibaldi  fu

                costretto  a  fuggire  con  pochi  armati,  con  l’intento  di
                raggiungere  Venezia  che  ancora  resisteva.  L’impresa  non  era

                facile, dato che ben tre eserciti erano sulle sue tracce. Tuttavia,
                poteva contare sull’aiuto di una diffusa ed elusiva rete costituita

                da  carbonari,  mazziniani  e  massoni,  fra  i  quali  Riccioli,
                appartenente a una loggia di Grosseto.

                    Durante  questa  corsa  disperata  Anita  morì,  e  subito  i  suoi
                nemici lo accusarono di averla assassinata. Un medico, Foschini,

                che ne esaminò il corpo, affermò che attorno al collo presentava
                i segni bluastri di uno strangolamento. Sarebbe stata eliminata

                dal marito per liberarsi di un fardello che ostacolava la fuga e
                per derubarla dei suoi averi. Giovanni e Stefano Ravaglia, che

                avevano ospitato Anita, furono arrestati con l’accusa, fra l’altro,
                di  essere  stati  complici  dell’assassinio.  Essi  smentirono  con

                decisione,  e  di  fronte  al  loro  atteggiamento  il  medico  ritrattò,





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