Page 71 - La Massoneria Rivelata
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malgrado l’assenza di documenti e l’enigma riguardante il
primo marito di Anita. Infine, furono ancora i Liberi Muratori a
fare pressione sull’incaricato d’affari brasiliano José Diaz da
Cruz Lima affinché Garibaldi ottenesse l’amnistia da Pedro II,
impegnandosi «a non commettere altri atti ostili contro
l’impero».
Il Brasile dunque non era più un problema per Garibaldi, che
in compenso ne aveva un altro: difendere l’Uruguay dal
dittatore argentino Manuel de Rosa. Egli, come al solito, si gettò
nella mischia: prima comandò una flottiglia di tre legni, poi
organizzò e guidò la legione italiana, nata nell’aprile del 1843. Il
reparto, costituito all’inizio da quattrocento volontari, aveva una
bandiera nera con ricamato un Vesuvio che eruttava fiamme
tricolori, “simbolo dell’ardore dei combattenti” e per uniforme
dei camicioni rossi, destinati in origine ai saladeros argentini.
A Cerro e a Colonia, nell’agosto 1845, la Legione si comportò
con onore, così come l’8 febbraio dell’anno successivo nel
sanguinoso scontro di Sant’Antonio del Salto. Questa battaglia
fu celebrata anche oltreoceano, e in Italia fu organizzata una
sottoscrizione per regalare all’esule un’artistica spada.
Alla fama di Garibaldi avevano contribuito non poco i
giornali pubblicati in ambito massonico e diffusi in Sud
America, specie fra la comunità italiana. Durante il periodo
brasiliano a celebrare l’eroe aveva provveduto O Povo, mentre in
Uruguay l’incarico fu assunto da Il legionario italiano che,
tradotto in più lingue, fu fatto circolare anche fuori dai confini
dell’Uruguay.
Era giunto il momento del grande rientro. Il 15 aprile 1848 il
Fratello Garibaldi s’imbarcò con ottantacinque (o
sessantacinque) compagni della Legione sul legno sardo
Bifronte, ribattezzato per l’occasione Esperanza, con
destinazione l’Italia. Appena sbarcato, Garibaldi si precipitò a
difendere la Repubblica Romana: era già celebre, e il suo nome
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