Page 228 - La Massoneria Rivelata
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questi esserini abitino fra le amanite muscarie, il fungo
allucinogeno usato dagli sciamani. Lo studioso passa poi a
esaminare l’elementare linguaggio dei puffi, che si avvale di un
unico verbo, puffare, in grado di compendiare ogni significato.
Questa semplicità espressiva rimanda alla comunicazione
verbale di un primordiale mitico, preesistente alla caduta di
sophia, che implicò il caos e la babelica differenziazione degli
idiomi. Vi è inoltre il puffo selvaggio, colui che ha abbandonato
il villaggio-loggia: questi, pur essendo la pecorella smarrita,
rimane comunque un iniziato che potrà essere di nuovo accolto
nella comunità.
Se il villaggio dei puffi è l’officina, sicura e accogliente, dove
tutti lavorano sotto la saggia guida del Grande Puffo, la foresta è
il mondo profano, deviante e inquietante. Qui si annida il
pericolo rappresentato da Gargamella, un umano vestito di
nero, con abiti simili a quelli talari. Egli, mago oscuro, vuol
realizzare la pietra filosofale ed è convinto di poterla ottenere
cuocendo dentro l’athanor i poveri puffi. I nostri simpatici
“folletti” vivono dunque sotto la minaccia costante di essere
catturati e abbrustoliti nella fornace dello stregone, ma riescono
ad avere la meglio grazie al loro Maestro, depositario di una
sapienza arcana di cui conosce ogni segreto.
Il punto debole della comunità è rappresentato da Puffetta,
l’unico elemento femminile, destabilizzante per propria natura e
fonte di ogni genere di guai. La graziosa femminuccia potrebbe
rappresentare la ripulsa di una certa massoneria all’iniziazione
della donna, ma per Soro c’è di più: Puffetta indicherebbe
«l’unico eone femminile compagno dello Spirito sin da
principio… la meta perduta che la loggia massonica deve
riconquistare». Gargamella cerca di sfruttare «l’influenza
ambigua che Puffetta esercita sulla comunità» e tenta di
acquisire la «sapienza massonica, perché la sua tradizione non
possiede più quella conoscenza capace di rinnovare l’uomo, di
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