Page 233 - La Massoneria Rivelata
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come ad esempio le antiche cerimonie dei gesuiti in chiese
paludate di nero e d’oro, dove figure angeliche e teste di morto
sembravano evocare un tempio consacrato alla dea Kalì.
Detto questo, è facile comprendere come fosse attratto dai
Gradi Scozzesi e dalla loro complessa simbologia. Un esempio ci
è fornito dalla stessa Favola di Venezia, quando Corto mostra al
Fratello Teone il simbolo di Prevosto e Giudice o Maestro
Irlandese: una bilancia d’oro in trionfo su una chiave dello stesso
colore.
L’opera di Pratt è sicuramente quella che, nella narrativa
italiana del XX secolo, presenta i più vasti e interessanti spunti
massonici, ma ve ne sono anche altri. Si tratta più che altro di
accenni, di aspetti puramente episodici, come i versi di Trilussa
che, nel 1925, testimoniarono la messa al bando della
massoneria da parte del fascismo: «Ma da quando ce chiusero la
loggia / non trovi più nessuno che ci crede, / non trovi più
nessuno che t’appoggia. / Perché la fratellanza universale / che
ce riuniva tutti in una fede / finì co’ la chiusura del locale».
Una strofa, quella del poeta dialettale, che con la solita ironia
testimonia la persecuzione della massoneria voluta e dovuta dal
regime.
L’ironia caratterizza anche la poesia filomassonica di
Gaetano Fiorentino, che in tempi abbastanza recenti sintetizzò
la storica ostilità della Chiesa e dei reazionari verso la
massoneria: «I papi l’han coperta d’anatemi / con espressioni
tali che persino / nei fronzoli curiali del latino / serbano chiare
tracce di sistemi / i quali se davvero son cristiani, meglio è
tornare ai culti dei pagani. / […] Monarchi un po’ retrivi, a loro
volta, / diedero veste di cospiratori / ai più solerti Franchi
Muratori / sicché ciascuna loggia fu sepolta / da mucchi di
carbone e con impegno / si aprì sui carbonari il tiro a segno / (la
crisi delle fonti di energia / affonda le radici in quei momenti: /
con l’unità raggiunta ed i fermenti / cessati sulla breccia a Porta
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