Page 221 - La Massoneria Rivelata
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Solo nel 1880 pubblicò sul «Giornale dei bambini», a puntate,
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Il periodico
che accolse la lunga fiaba era in odore di zolfo, essendo diretto
da un illustre massone, Ferdinando Martini, ministro della
pubblica istruzione durante il primo ministero Giolitti, oltre che
amico di Giosuè Carducci, il cantore di Satana. Nonostante la
culla laica, il burattino ebbe immediatamente un diffuso
successo, tanto che tre anni più tardi Le avventure di Pinocchio
furono pubblicate in volume. Fu la prima di una serie infinita di
edizioni: Pinocchio divenne in breve un personaggio
internazionale, amato da tutti.
Venne poi il momento dell’ermeneutica: cosa si nascondeva
dietro quel singolare e nasuto personaggio, beffardo,
dissacratore, ribelle e bugiardo, ma dotato di un cuor d’oro e di
un insopprimibile desiderio di libertà? Certo, la natura di
Pinocchio colpisce. Scrive Léo Toscanelli: il burattino «non
ascolta, né capisce ma […] è in grado di pentirsi e di
rammaricarsi ogni volta che le sue sperate avventure si
trasformano in disavventure […] Ignora le differenze dei livelli
di realtà, […] e Malizia (la volpe) e Inganno (il gatto) hanno
facilmente su di lui il sopravvento. Ha l’anima Pinocchio, perché
nutre talvolta buoni sentimenti, ma non ha lo spirito per capire
che con e dai ‘buoni sentimenti’ si può venire abbindolati e
raggirati». Insomma, Pinocchio è un’essenza caotica,
magmatica, indefinita, alla disperata ricerca di una forma
ordinatrice; la troverà alla fine di un complesso e travagliato
itinerario iniziatico.
Ancora prima di iniziare ad analizzare la trama,
interroghiamoci sul nome: da dove trae origine Pinocchio? Lo
strano patronimico è una forma dialettale di pinolo, un seme
dolce, appetibile, nutriente, dal quale ha origine un grande
albero. La polpa del seme è racchiusa in un involucro legnoso,
difficile da aprire, e a loro volta i pinoli fanno parte di un solo
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