Page 213 - La Massoneria Rivelata
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tundra. Qui, fra il morbido tappeto di muschi e i licheni
aggrappati alle rocce, una torre solitaria rappresenterebbe la
degenerazione della terra degli iperborei, dell’isola bianca posta
al centro del mare Cronium, il cui nome deriverebbe da Kronos,
la mitica divinità dell’età dell’oro. Sarebbe insomma un
simulacro della dissoluzione di Thule, favoleggiata da Pitea di
Massalia e considerata da René Guénon l’antico “centro
supremo”.
A questi assi anti-iniziatici maggiori se ne affiancherebbero
altri di minore importanza, situati in Belgio, in Francia, in
California e forse nel Wyoming, dove uno strano rilievo a
tronco conico è chiamato “Torre del diavolo”.
L’affascinante mito delle sette torri trae origine da antiche
leggende, da testi religiosi, e soprattutto da difformità storiche e
antropologiche come gli Yezidi, i Manichei, il culto di Seth,
Sonni-Alì o un particolare sciamanesimo. Altre fonti vanno,
forse, rintracciate in storie preislamiche, che favoleggiavano
l’esistenza nel deserto arabico della città di Irem, costruita da
Shedad, il principe degli Ad, una tribù di jinn associabili ai
nephelim biblici.
Per gli esoteristi della prima metà del XX secolo, invece,
rappresentò un simbolo dei mala tempora, della degenerazione
dello spirito e dell’avvento del materialismo.
Guénon, nelle opere Il re del mondo, Il regno della quantità e
i segni dei tempi, La crisi del mondo moderno, accenna alle
conseguenze della perdita di tradizione. In Simboli della scienza
sacra ritorna sull’argomento usando, questa volta, una metafora
tratta dall’induismo: la rivolta dei kshatriya. Nell’India vedica i
kshatriya sono la casta guerriera inferiore, e quindi sottomessa,
a quella religiosa dei brahmani. La metafora della loro ribellione
rappresenta l’inizio di un processo involutivo volto al
sovvertimento dei valori, tanto che nello Srimad Bhagavatam si
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