Page 206 - La Massoneria Rivelata
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Fra  i  numerosi  miti  massonici  e  paramassonici  il  più
                affascinante, tuttavia, è quello delle “Sette torri del diavolo”. Si

                tratta  di  una  leggenda  cupa  e  inquietante,  dagli  evidenti

                significati simbolici, che può essere decrittata in modi diversi.
                    La lettura più immediata è quella di una parabola massonica,

                laddove si consideri la massoneria destinata a scomparire per la
                sua  “profanazione”,  dettata  dalla  visione  materialistica  della

                modernità. Vi è anche chi ne offre un’interpretazione in chiave
                geopolitica,  considerando  i  sette  centri  anti-iniziatici  come  i

                caposaldi di una linea di demarcazione fra Occidente e Islam,
                fra  Oriente  e  Occidente;  varcare  questo  limite  significa

                destabilizzare il pianeta e i suoi difficili equilibri.
                    Ma procediamo con ordine. Tutto ha origine da una lettera

                del 19 maggio 1936, inviata da René Guénon a Vasile Lovinescu.
                Il francese affermava che vi sono “sette torri del diavolo”, sette

                coni  d’ombra  oscuri  e  minacciosi;  sarebbero,  a  suo  avviso,  i
                capisaldi delle forze disaggreganti e negative che in Africa e in

                Asia  si  contrapporrebbero  a  un  identico  numero  di  poli

                iniziatici.  Fin  dai  primordi  dell’umanità,  insomma,  energie  di
                segno opposto si fronteggerebbero, disegnando sul pianeta una

                scacchiera di luce e di tenebre, cosicché all’Aghartha di Saint-
                Yves d’Alveydre e di Ferdinand Ossendowski corrisponderebbe

                la  dedalica  Shamballah,  al  monte  Meru  la  “montagna  di
                perdizione”, ai sette omphalos della beatitudine questi ricettacoli

                maledetti.



                    Il più noto di essi si troverebbe nel nord dell’Iraq, nella terra
                degli Yezidi, chiamati dai musulmani shaitan-per est, “adoratori

                del diavolo”. Fra l’altro, tale setta possiede a Ba’dri, nello stesso
                distretto mesopotamico, uno dei principali centri religiosi dove

                risiede la guida spirituale della comunità.
                    La torre fu descritta da Seabrook in Aventures en Arabie, un

                libro letto e recensito da Guénon che scrisse: «Ma la parte forse
                più  interessante,  all’insaputa  dell’autore  […]  è  quella



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