Page 203 - La Massoneria Rivelata
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l’onda  in  misura  conduco  /  perché  sulla  riva  si  spanda  /  con
                l’alga con l’ulva e col fuco / che fannole amara ghirlanda / […]

                Le tempre dell’onda trascrivo / sull’umida sabbia correndo; nel

                tramite mio fuggitivo / gli accordi e le pause avvicendo».
                    In  un  altro  caso  la  natura  diventa  lo  specchio  dell’anima

                ansiosa  dello  sciamano,  che  nell’incedere  del  tempo  coglie  il
                declinare  della  vita:  «Come  scorrea  la  calda  sabbia  lieve  /  per

                entro il cavo della mano in ozio, / il cor sentì che il giorno era
                più breve. / E un’ansia repentina il cor m’assalse / per l’appressar

                dell’umido equinozio / che offusca l’oro delle sabbie salse. / Alla
                sabbia  del  tempo  urna  la  mano  /  era,  clessidra  il  cor  mio

                palpitante, / l’ombra crescente d’ogni stelo vano / quasi ombra
                d’ago in tacito quadrante».

                    Quello del poeta è un colloquio, un interagire continuo con

                la  Natura.  Egli  s’immerge  negli  elementi,  ne  diventa  parte,  e
                questi  a  loro  volta  entrano  nel  suo  vissuto,  prendono  il  volto
                delle donne amate, incarnano i miti a lui più cari, ne fucinano

                l’anima per unirla al profondo respiro del creato.

                    Afferma  Eliade  che  lo  sciamano  è  colui  che  riesce  a
                rapportarsi “con il mondo degli dei e degli spiriti”, è colui che sa

                vederli  “faccia  a  faccia”,  è  colui  che  è  capace  di  parlar  loro.
                D’Annunzio  il  poeta,  il  vate,  l’esteta,  l’immaginifico,  l’iniziato,

                conobbe  una  simile  arte:  fu  perciò  un  grande  sciamano,  e
                Alcyone  è  la  sublime  testimonianza  di  un’estasi  e  di  una

                possessione.

























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