Page 205 - La Massoneria Rivelata
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di altri lavori in rame e in bronzo eseguiti su committenza del
                figlio di David.

                    Nelle  Costituzioni  di  Anderson  del  1723  Hiram  diventa  “il

                più  perfetto  muratore  della  terra”,  ed  è  pertanto  elevato  da
                fonditore  ad  architetto.  Non  viene  comunque  aggiunto  altro

                sulla sua vita e, soprattutto, sulla sua morte. In seguito tuttavia
                questo  personaggio  secondario  assunse  sempre  maggiore

                importanza, e già nel Manoscritto di York si legge che la gioia
                per la costruzione del tempio fu turbata dalla morte di Hiram.

                Col tempo si precisò che Hiram fu ucciso da tre cattivi operai,

                Oterfut, Eterkin e Mohabon, che lo colpirono tre volte con tre
                strumenti simbolo: un regolo, una squadra e un maglietto.
                    Hiram  diventa  così  il  simbolo  del  Maestro  per  eccellenza,

                “dell’uomo  giusto  e  fedele  al  dovere  fino  alla  morte”.  Le  fonti

                che hanno ispirato la leggenda sono probabilmente la Guemara
                del Talmud, dove si parla di Adoniram, o Adoram, esattore delle

                imposte sotto il regno di Roboam, lapidato dal popolo in rivolta,
                oltre  che  l’Eneide.  Nel  terzo  libro  del  capolavoro  virgiliano  si

                legge infatti che l’eroe troiano scopre il corpo di Polidoro, figlio
                di Priamo, ucciso da Polinestore, re di Tracia. Il ritrovamento,

                effettuato grazie a un ramo divelto, è molto simile a quello che si

                ritrova nel Rituale del terzo grado di Maestro Libero Muratore,
                dove  è  scritto:  «Quest’albero  funerario  di  acacia  mi  annuncia

                una sepoltura; non è molto che è stato piantato. Forse esso dà
                ombra alla tomba del nostro Maestro». E ancora: «Viaggiando

                verso est noi abbiamo scorto, alla luce del crepuscolo, un’acacia
                che  ombreggiava  una  tomba  la  cui  terra  pareva  smossa  di

                fresco».  La  fronda  d’acacia  è  probabilmente  desunta  dal  sesto
                libro  dell’Eneide,  dove  la  Sibilla  ordina  a  Enea  di  spiccare  il

                ramo d’oro che gli consente di varcare le porte dell’Ade. Si tratta
                dello  stesso  ramo  di  gaggia  ricordato  nel  quindicesimo  libro

                delle Metamorfosi di Ovidio, simbolo dell’iniziazione ai misteri

                e, di conseguenza, a una dimensione coscienziale superiore.




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