Page 18 - La Massoneria Rivelata
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Andrea D’Orazio Minerbetti fu interrogato a lungo
dall’inquisitore e, terrorizzato, perse anche quella poca testa che
aveva. Riferì, come vere e accertate, tutte le stupidaggini che
aveva udito e confermò i nomi che l’Ambrogi via via gli
suggeriva. La sua testimonianza fu avvalorata da altre
deposizioni che i numerosi nemici del poeta si affrettarono a
rilasciare. Crudeli fu perciò giudicato colpevole d’eresia, avendo
fra l’altro dichiarato «che l’anima ragionevole non è immortale;
che siamo come le bestie; che il Battesimo lava i pidocchi ai
bambini; […per avere inoltre] messo in derisione l’Olio Santo e
[…] aver chiamata la Confessione la carneficina delle
coscienze». Fu condannato all’esilio, che trascorse prima a
Poppi e poi a Pontedera; tornò a Firenze solo nel 1745, poco
prima di morire per la tisi dalla quale era da tempo affetto.
Il processo di Firenze non sortì l’effetto sperato. La
massoneria, infatti, si diffuse velocemente nella Penisola. Giunse
a Livorno e si radicò a Napoli, dove arrivò a contare cinque o sei
logge. In esse militava il fior fiore della cultura partenopea,
costituita da nobili illuminati e da colti borghesi. Invano si cercò
di combatterla con ogni mezzo, giungendo perfino ad accusarla
del mancato miracolo del sangue di San Gennaro. Gli sforzi dei
reazionari non portarono risultati concreti e anche il processo
del 1776, intentato contro esponenti di spicco della
confraternita, si risolse in una bolla di sapone.
Le logge partenopee erano centri di diffusione della cultura
illuminista, luoghi di discussione, di dibattito politico e sociale
sui privilegi ecclesiastici, sulle normative feudali,
sull’arretratezza del Regno. A Napoli operò fra gli altri
Raimondo di Sangro, principe di San Severo, chimico e
meccanico, Gran Maestro della Gran Loggia Nazionale di
Napoli e Francesco Maria Pagano, giacobino, padre della
Costituzione della Repubblica Partenopea, morto con altri
confratelli sul patibolo. La lista dei più illustri massoni
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