Page 179 - La Massoneria Rivelata
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diventa Maestro Venerabile di una loggia. A quel punto, insieme
ad alcuni confratelli, decide di mettere a segno un grande colpo.
Grazie al Fratello Quirino Governatori, già dipendente della
locale agenzia della Banca d’Italia, viene a sapere che un’ingente
somma di denaro sarà inviata dalla città marchigiana a Genova.
Il denaro, sistemato in alcune valigie, verrà trasportato per
ferrovia e scortato da alcuni dipendenti dell’istituto di credito.
Con un abile colpo di mano, la banda dei massoni riesce a
sostituire una delle valigie con un’altra identica, piena di carta e
di segatura, riuscendo in tal modo a sottrarre oltre due milioni
di franchi. I perversi Figli della Vedova vengono però scoperti e
rinviati a giudizio.
Il processo fu celebrato a Roma nel 1880 davanti a una giuria
controllata dalla setta, come del resto molti altri protagonisti
dell’inchiesta: inquirenti, avvocati, testimoni. Uno dei pochi
onesti è l’integerrimo ispettore Ceola, che si mette a
disposizione della Banca. Visto che è incorruttibile, i massoni gli
propinano un po’ di Acqua della Tofana. Dato che l’uomo è
forte e ha solo trentacinque anni, non muore, ma gli effetti del
veleno risultano ben visibili. Quando è chiamato a testimoniare
in udienza, il pubblico rimane esterrefatto: l’onesto poliziotto
era diventato l’ombra di se stesso. L’uomo, poco prima gagliardo
e in piena salute, avanzava con l’aiuto di due carabinieri
sorreggendosi con delle stampelle, e mentre assiste al
dibattimento è costretto a bere in continuazione «per calmare la
sete inestinguibile e ridargli forza».
Ben prima che scoprissero gli isotopi radioattivi e che i
servizi segreti usassero plutonio e affini per far fuori i loro
nemici, i massoni avevano trovato, dunque, un sistema
equivalente, e forse anche più sicuro: l’Acqua della Tofana. È
proprio vero che non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole.
Tuttavia, il celeberrimo veleno non era l’unico modus
operandi usato dai Fratelli tre puntini. Vi è un lunghissimo
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