Page 98 - Il giornalino di Gian Burrasca
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difensore ho perso la causa per te! E per te i giornali avversari mi attaccheranno ora con violenza, e
            per te il nostro partito avrà in paese meno credito di quel che aveva... Hai capito? Sei contento ora?
            Sei soddisfatto dell'opera tua? Vuoi far qualche cos'altro? Hai in mente altre rovine, altri cataclismi
            da compiere? Ti avverto che nel caso hai tempo fino a domattina alle otto, perché ora è troppo tardi
            per riaccompagnarti a casa tua.
               Io non capivo più nulla, non avevo la forza né di parlare né di muovermi...
               Il Maralli mi lasciò lì come inebetito; mia sorella mi disse: - Disgraziato! - e se ne andò anche
            lei.
               Ah sì, disgraziato: disgraziato io e più disgraziati tutti quelli che hanno a che far con me...
               Sono già le otto, caro giornalino: il Maralli mi aspetta nello studio per ricondurmi a mio padre
            che mi metterà subito in collegio!
               Si può essere più disgraziati di me!
               Eppure non mi riesce di piangere... Anzi! Con tutta la tremenda prospettiva del mio triste
            avvenire, non so levarmi dalla mente l'immagine di quel dente con quelle due barbe che ho pescato
            ieri nella bocca spalancata del signor Venanzio e ogni tanto mi scappa da ridere...



               22 gennaio.

               Ho appena due minuti di tempo per scrivere due righe. Sono a Montaguzzo,  nel collegio
            Pierpaoli, e profitto di questo momento in cui mi trovo solo, in camerata, con la scusa di prendere
            dal mio baule la biancheria che mi è necessaria per la mia toilette.
               Proprio così. Ieri mattina il Maralli mi riaccompagnò dal babbo al quale raccontò tutto quello che
            gli era successo per causa mia, e allora il babbo - a racconto finito - non disse altro che queste
            parole:
               - Me l'aspettavo: tant'è vero che il suo baule con tutto il corredo richiesto dal collegio Pierpaoli è
            su bell'e pronto. Partiremo subito, con la corsa delle nove e quarantacinque! -
               Giornalino mio, non ho coraggio di descrivere qui la scena della separazione dalla mamma,
            dall'Ada, dalla Caterina... Si piangeva tutti come tante fontane, e anche ora nel ripensarci mi vengon
            giù, su queste pagine, i goccioloni a quattro a quattro...
               Povera mamma! In quel momento ho capito quanto bene mi vuole, e ora che sono così lontano
            da lei capisco quanto bene le voglio io...
               Basta: il fatto è che, dopo due ore di treno e quattro dì diligenza, sono arrivato qui, dove il babbo
            uni ha consegnato al signor direttore e mi ha detto lasciandomi:
               - Speriamo che quando ritornerò a prenderti possa trovare un ragazzo diverso da quello che
            lascio!
               Mi riescirà di diventare diverso da quel che sono? Sento la voce della direttrice...

                                                             #

               Mi hanno messo la divisa del collegio che è bigia, col berrettino da soldato, la tunica con una
            doppia fila di bei bottoni d'argento e i calzoni lunghi con le bande rosso-scure.
               I calzoni lunghi mi stanno benissimo; ma però la divisa del collegio Pierpaoli non ha sciabola e
            anche questo, per me è stato un bel dispiacere!



               29 gennaio.


               È una settimana, giornalino mio, che non ho scritto più un rigo in queste tue pagine, nelle quali in
            questi giorni avrei avuto pur tante cose tristi e comiche da confidare e anche tante lacrime da
            versare!...
               Ma qui, in questo stabilimento carcerario che chiamano collegio, non siamo mai soli, neppure
            quando si dorme, e la libertà non penetra mai per nessuno, neppure per un minuto secondo...
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