Page 95 - Il giornalino di Gian Burrasca
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- Ma tu, ragazzo mio, sei un portento! Tu hai un acume molto superiore alla tua età, e diventerai
certamente qualcosa di grosso... E mio nipote dov'è?
- Era lì fuori, ma ora è nel suo studio.
- E che diceva?
- Diceva che se lei si sbrigava presto col notaro era buon segno, perché significava che c'erano
pochi legati. -
A queste parole il vecchio ha dato in una tal risata che credo non ne abbia mai fatte di simili in
tutta la sua vita, e poi regalandomi i suoi occhiali d'oro che gli avevo chiesto e che gli erano oramai
inutili ha esclamato:
- Ah, questa poi è la più carina di tutte! E ora non mi dispiace che di una cosa: di non potere,
quando sarò morto, risuscitare per assistere all'apertura del testamento... Rimorirei dal ridere! -
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È tornato Ambrogio, tutto impensierito perché il medico gli ha detto che ha una nevrastenìa acuta
e gli ha ordinato di smettere di fumare e di mettersi in assoluto riposo.
- Pensare - diceva quel pover'uomo - che non posso fare né una cosa né l'altra! Come fo a
mettermi in riposo se ho bisogno di lavorare per vivere? E come farò io, disgraziato, a smettere di
fumare... se non ho mai fumato in vita mia neppure una sigaretta? -
Ma io l'ho tolto da ogni imbarazzo, e, presentandogli gli occhiali d'oro del signor Venanzio, gli
ho detto :
- Si provi un po' queste lenti, e vedrà che gli passerà la nevrastenìa... -
Bisognava vedere la gioia d'Ambrogio! Pareva diventato pazzo e voleva sapere una quantità di
come e di perché; ma io ho tagliato corto dicendogli:
- Questi occhiali mi son stati regalati dal signor Venanzio e io li regalo a lei. Se li tenga e non
cerchi altro!... -
19 gennaio.
Il Maralli da iersera è di un umore terribile.
Prima di tutto se la prese con me perché non lo avevo avvertito, come mi era stato detto, quando
il notaro era uscito dalla camera del signor Venanzio, e poi era molto preoccupato perché non
riusciva a spiegarsi il miglioramento avvenuto nelle condizioni di salute di suo zio, così a un tratto,
senza una causa, mentre il medico aveva detto prima che si trattava di una cosa grave.
Stamani era anche più nero di iersera e me ne ha dette di tutti i colori perché gli buttai nel
caminetto la sua vecchia cartella tutta strappata e scarabocchiata mettendogli invece sulla scrivania
una cartella nuova, tutta dorata che è una, bellezza. E questa è la gratitudine per avere avuto il
gentile pensiero di fargli un regalo!
Pare, a quanto ho potuto capire, che nella cartella vecchia vi fossero delle carte e dei documenti
importantissimi che riguardavano un processo, e che ora, per la loro mancanza, il Maralli non sappia
più dove battere la testa...
Fortunatamente era l'ora della scuola e me sono andato via lasciando che si sfogasse con
Ambrogio.
Quando son tornato di scuola ho trovato mio cognato anche più nero di stamani.
Il signor Venanzio gli aveva detto che ero stato io che l’avevo guarito dandogli le lenti
d'Ambrogio e Ambrogio poi gli aveva raccontato d'essere stato guarito pure da me per avergli dato
le lenti del signor Venanzio.
- Voglio assolutamente sapere come sta questa faccenda! - ha detto il Maralli sgranandomi tanto
d'occhi in faccia.
- Ma io che c'entro?
- C'entri benissimo. Com'è che mio zio non ci vede più con le sue lenti mentre ci vede con quelle
d'Ambrogio? E com'è che Ambrogio non ci vede più con le sue e ci vede con quelle dello zio