Page 100 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Sono sette giorni che sono qui e, meno l'altro ieri che era venerdì, si è sempre mangiato la
            minestra di riso due volte al giorno...
               Mi è venuta così a noia, che l'idea di una minestra di capellini, che prima mi era così antipatica,
            ora mi manda tutto in solluchero!...
               Oh mamma  mia,   cara  mammina   che   mi   facevi  fare  spesso   da  Caterina   gli   spaghetti  con
            l'acciugata che mi piacciono tanto, chi sa come ti dispiacerebbe se tu sapessi che il tuo Giannino in
            collegio è obbligato a mangiare dodici minestre di riso in una settimana!



               1° febbraio.

               È appena giorno e io che mi sono svegliato presto ne profitto per continuare a registrare le mie
            memorie nel mio caro giornalino, mentre i miei cinque compagni dormono della grossa.
               In questi due giorni passati ho due tatti notevoli da narrare: una condanna alla prigione e la
            scoperta della ricetta per fare un'eccellente minestra di magro.
               Ieri l'altro dunque, cioè il 30 Gennaio, dopo colazione, mentre stavo chiacchierando con Tito
            Barozzo, un altro collegiale grande, un certo Carlo Pezzi, gli si accostò e gli disse sottovoce:
               - Nello stanzino ci son le nuvole...
               - Ho capito! - rispose il Barozzo strizzando un occhio.
               E poco dopo mi disse: - Addio, Stoppani, vo a studiare - e se n'andò dalla parte dove era andato il
            Pezzi.
               Io che avevo capito che quella d'andare a studiare era una scusa bella e buona e che invece il
            Barozzo era andato nello stanzino accennato prima dal Pezzi, fui preso da una grande curiosità e,
            senza parere, lo seguii pensando:
               - Voglio vedere le nuvole anch'io. -
               E arrivato a una porticina dove avevo visto sparire il mio compagno di tavola, la spinsi e... capii
            ogni cosa.
               In una piccola stanzetta che serviva per pulire e assettare i lumi a petrolio (ve n'erano due file da
            una parte, e in un angolo una gran cassetta di zinco piena di petrolio e cenci e spazzolini su una
            panca) stavano quattro collegiali grandi che nel vedermi, si rimescolarono tutti, e vidi che uno, un
            certo Mario Michelozzi, cercava di nascondere qualcosa...

               Ma c'era poco da nascondere, perché le nuvole dicevano tutto; la stanza era piena di fumo e il
            fumo si sentiva subito che era di sigaro toscano.























               - Perché sei venuto qui? - disse il Pezzi con aria minacciosa.
               - Oh bella! Son venuto a fumare anch'io.
               - No, no! - saltò a dire il Barozzo. - Egli non è avvezzo... gli farebbe male, e così tutto sarebbe
            scoperto.
               - Va bene: allora starò a veder fumare.
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