Page 104 - Il giornalino di Gian Burrasca
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- Eh! - risposi - sto a veder preparare la minestra di magro alla casalinga...
               - Ma che dici? sei impazzato? -
               In quel momento entrò un bidello con una scala.
               - Appoggiatela lì, e fate scendere quello sciagurato! - impose con aria drammatica la signora
            Geltrude.
               - No, non scendo! - risposi aggrappandomi alla sbarra dì ferro. - Se devo rimanere in prigione
            voglio starmene quassù  perché c'è più aria... e poi si impara come si cucinano i ragazzi in
            collegio!...
               - Scendi, via! Non capisci che ero venuta appunto per farti uscire dalla prigione? Purché,
            s'intende, tu prometta di essere buono e ubbidiente, ché se no, figliuolo mio, è un affar serio!… -
               Io guardai la direttrice sorpreso.
               - Perché questa improvvisa liberazione? - pensavo fra me. - Eppure non ho rivelato i nomi dei
            ragazzi che fumavano nello stanzino del petrolio... Dunque? Ah! Ho capito! Ora cercan di pigliarmi
            con le buone maniere perché non racconti ai miei compagni la scoperta della ricetta per la zuppa di
            magro alla casalinga. -
               In ogni modo non c'era più ragione di rimanere appollaiato sulla finestrina e discesi.
               Appena ebbi toccato terra, la signora Geltrude, ordinò al bidello di riportar via la scala, e poi,
            presomi per un braccio, mi disse con tono imperioso:
               - Di’ su: che volevi dire della minestra di magro che si fa in collegio?
               - Volevo dire che io non intendo di mangiarla più mai. Guardi! Mi assoggetto piuttosto a mangiar
            quella di riso anche il venerdì... a meno che non mi dia la minestra speciale che fanno per lei e per il
            signor direttore...
               - Ma che dici? Io non t'intendo... Dimmi tutta la verità... tutta, capisci? -
               Allora le raccontai semplicemente tutto quello che avevo visto e sentito dalla finestrino della mia
            prigione e con mia grande sorpresa la signora Geltrude, molto impressionata dal mio racconto,
            esclamò:
               - La cosa che dici, ragazzo mio, è molto seria... Bada bene! Si tratta di far perdere il pane a due
            persone: al cuoco e allo sguattero... Pensaci: hai detto proprio la verità?
               - L'ho detta e la sostengo.
               - Allora vieni a far rapporto dal signor direttore! -
               Difatti mi condusse nell'ufficio di direzione dove, dietro a una scrivania piena di libri, stava il
            signor Stanislao.
               - Lo Stoppani - gli disse la signora Geltrude - ha un rapporto molto grave da fare contro il
            personale di cucina. Via, racconta -
               E io raccontai da capo la scena alla quale avevo assistito.
               Passavo di sorpresa in sorpresa. Anche il direttore mi apparve indignato del racconto fatto.
            Chiamò il bidello e ordinò:
               - Fate venir qui il cuoco e lo sguattero. March! -
               Poco dopo, eccoli tutti e due; e io daccapo a ripetere il racconto per la terza volta... Ma la mia
            maraviglia giunse al colmo quando, invece di rimanere confusi, com'io mi aspettavo, sotto il peso
            delle   mie   rivelazioni,   essi   dèttero   in   una   grande   risata,   e   il   cuoco,   presa   la   parola,   disse
            indirizzandosi al signor Stanislao:
               - La mi scusi, signor direttore, ma le par possibile che si faccia tutto questo? Deve sapere che io
            ho per abitudine di far sempre la burletta, e ora specialmente che ho per le mani questo sguattero,
            che è nuovo del mestiere, mi diverto un mondo a dargliene ad intendere delle cotte e delle crude...
            Quello che ha raccontato il signorino è sacrosantamente vero: soltanto, come le ho detto, si trattava
            di parole dette per ischerzo...
               - Va bene, - disse il direttore. - Ma il mio dovere mi impone di procedere immediatamente a
            un'ispezione in cucina. Precedetemi... March! E voi, Stoppani, attendetemi qui... -
               E uscì impettito, con passo militare.
               Quando ritornò poco dopo mi disse sorridendo:
               - Tu hai fatto bene a riferirmi quel che avevi visto... Ma fortunatamente la cosa sta come aveva
            raccontato il nostro cuoco... e puoi mangiar tranquillo la tua brava scodella di minestra alla
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