Page 108 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Subito è apparso un chiarore, una luce opaca che veniva dall'altra parte, ma riparata da qualche
            cosa che era frapposta al di là della parete.
               Spingendo lo scalpello fuori del buco sentii che l'ostacolo era cedevole e, dopo averne studiata
            per un pezzo la natura, mi convinsi che doveva essere un quadro attaccato nella parete che avevo
            forata.
               Ma se la tela mi vietava la vista non mi impediva l’udito; e io sentivo, sebbene non riuscendo ad
            afferrar le parole, la voce del signor Stanislao e della signora Geltrude che parlavano tra di loro.
               Mi giunse solo distintamente questa frase pronunziata con vivacità dalla direttrice:
               - Tu sarai sempre un imbecille! Queste carognette mangiano anche troppo bene! Intanto ho fatto
            un contratto col fattore del marchese Rabbi per trenta quintali di patate... -
               Con chi parlava la signora Geltrude? L'altra voce che io sentivo era certamente quella di suo
            marito; ma è impossibile che il signor Stanislao, con quella sua aria rigida di vecchio militare,
            permettesse alla signora Geltrude di trattarlo a quel modo...
               L'argomento delle patate mi ha fatto pensare che vi fosse presente anche il cuoco e che il dialogo
            corresse con lui.
               Tito Barozzo al quale ho raccontato la cosa mi ha risposto:
               - Chi sa! In ogni modo questa è una faccenda secondaria. La questione principale è che si
            presentano dinanzi al nostro immediato avvenire di infelici collegiali trenta quintali di patate, cioè
            trenta volte cento chilogrammi, ovverosia tremila chilogrammi che è quanto dire centoquindici
            chilogrammi per ogni stomaco, dovendosi certo escludere dal conto gli stomachi direttoriali e del
            personale di cucina, per i quali è fatto un trattamento diverso!... -


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               Oggi durante l'ora di ricreazione si è riunita la Società segreta, e io ho raccontato l'affare del buco
            nell'armadietto, e tutti hanno applaudito dicendo che quel posto d'osservazione era importantissimo
            e poteva essere di molta utilità per tutti, ma che bisognava prima accertarsi che stanza fosse quella
            dalla quale venivano le voci del direttore e della direttrice.
               Di questo si è preso l'incarico Carlo Pezzi che ha uno zio ingegnere e che sa come si fa a
            sviluppare le piante delle case.



               5 febbraio.

               Stamani mentre attraversavo il corridoio che conduce alla scuola di disegno, Mario Michelozzi
            mi si è avvicinato mormorando:
               - Uno per tutti!
               - Tutti per uno! - ho risposto.
               - Vai nello stanzino del petrolio che è aperto. Dietro la porta troverai un bottiglione pieno di
            petrolio coperto con un asciugamano: prendilo, portalo nel tuo dormitorio e nascondilo sotto il tuo
            letto. Maurizio Del Ponte fa la guardia: se senti gridare: “Calpurnio!” lascia andare il bottiglione e
            scappa. -
               Io ho eseguito l'ordine e tutto è andato benissimo.

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               Oggi, durante la ricreazione, Carlo Pezzi ha studiato molto per scoprire quale stanza è quella al
            di là del mio armadino. Ma più che con la sua scienza d'ingegnere si è aiutato chiacchierando con i
            muratori che seguitano a lavorare a certe riparazioni del collegio.
               Il Michelozzi mi ha detto:
               - Stasera tieni pronto: mentre tutti dormiranno noi ci occuperemo del riso... e rideremo! -
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