Page 105 - Il giornalino di Gian Burrasca
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casalinga. Cerca di esser buono... Va'! - E mi dètte un colpetto di mano su una guancia.
               Io me ne andai tutto contento e persuaso in mezzo ai miei compagni, che giusto in quel momento
            uscivano di classe.
               Poco dopo andammo tutti a pranzo, e il Barozzo che, come dissi già, è di posto accanto a me, mi
            strinse forte la mano sotto la tovaglia e mi disse sottovoce:
               - Bravo Stoppani! sei stato forte... Grazie! -
               Quando venne in tavola la minestra di magro alla casalinga, il mio primo movimento fu di
            repulsione. Ma le parole del cuoco mi avevano persuaso... E poi avevo molta fame... E poi, appena
            assaggiata dovetti riconoscere che quella minestra era proprio buona e mi pareva impossibile che
            una cosa tanto prelibata potesse esser preparata in un modo così ripugnante.
               Avrei voluto raccontare al Barozzo tutta la scena che si era svolta nel cortiletto della cucina e poi
            nell'ufficio di direzione... Ma la signora Geltrude, che quando si mangia gira sempre intorno alla
            tavola, non mi levava gli occhi di dosso, e mi accorsi che mi vigilava in modo speciale, proprio per
            vedere se mangiavo la minestra e se raccontavo l'avventura della mattinata ai miei compagni di
            tavola.
               Anche dopo, durante l'ora di ricreazione, la signora Geltrude continuò la sua sorveglianza
            speciale; la quale non impedì che il Pezzi, il Del Ponte e il Michelozzi mi facessero una gran festa,
            dichiarandomi che benché io sia piccino, dopo quel fatto d'aver sostenuto la prigione piuttosto che
            far la spia, mi consideravano un amico grande come loro, e mi avrebbero ammesso nella loro
            società segreta che si chiama: Uno per tutti e tutti per uno.
               La sorveglianza speciale è durata fino a ieri sera; ma a cena mi parve che il mio contegno avesse
            finalmente persuaso la direttrice che mi ero dimenticato di quel che avevo visto la mattina.
               Così potei narrar tutto per filo e per segno al Barozzo, il quale prese la cosa molto sul serio e
            dopo aver pensato un po' disse:
               - Vorrei sbagliare... Ma per me l'interrogatorio del cuoco e dello sguattero è tutta una commedia.
               - Come!
               - Sicuro. Prendiamo a considerare la faccenda dal momento in cui il cuoco, accortosi che tu avevi
            assistito alla preparazione della minestra di magro alla casalinga, è corso ad avvertire il direttore o la
            direttrice. Qual era il consiglio che dovevano seguire nel loro interesse? Quello di rabbonirti e di
            cancellare dalla tua mente lo spettacolo che avevi visto. Essi dunque hanno detto al cuoco e allo
            sguattero: Quando sarete chiamati dite che è stata una burletta!... Ed ecco che la direttrice viene ad
            aprirti la prigione, finge di scandalizzarsi al tuo racconto e ti conduce dal direttore il quale finge di
            fare un tremendo processo al cuoco e allo sguattero, i quali fingono di avere scherzato... e tu,
            persuaso di tutto questo, mangi e gusti, come al solito, la tua brava minestra di magro alla casalinga
            e... e tutto sarebbe andato bene per loro se tu non avessi raccontato la cosa al tuo amico Barozzo che
            ha più esperienza di te e che riferirà la cosa alla società... -
               Per questa faccenda, in tempo di ricreazione faremo un'adunanza e decideremo. Non mi par vero
            che arrivi quell'ora!...
               Ma è già sonata la sveglia e bisogna che mi affretti a nasconderti, giornalino mio!

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               L'adunanza della Società segreta Tutti per uno e uno per tutti è andata benissimo.

               Ci siamo riuniti tutti in un angolo del cortile; questo disegno che ho fatto qui stasera, prima di
            addormentarmi,  rappresenta il  momento  più  solenne della  discussione,  con  Tito  Barozzo che
            presiedeva alla mia sinistra, e accanto i lui Mario Michelozzi, alla mia destra Carlo Pezzi e, tra
            questi e il Michelozzi, Maurizio del Ponte.
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