Page 64 - Il giornalino di Gian Burrasca
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sbuffando come un mantice:
- Vergogna, mettere il soprannome ai professori che si sacrificano per voi!
- E io allora che dovrei dire? - ho risposto. - Tutti mi chiamano Gian Burrasca!
- Ti chiamano così perché sei peggio della grandine! - ha esclamato mia madre.
- E poi tu sei un ragazzo! - ha aggiunto il Prèside.
La sinfonia è sempre questa: i ragazzi devono portar rispetto a tutti, ma nessuno è obbligato a
portar rispetto ai ragazzi...
E questo si chiama ragionare; e con questo credono di persuaderci e di correggerci!...
Basta. A scuola tutto è andato bene, e tutto è andato bene anche a casa, perché la mamma ha fatto
in modo, anche al ritorno, di non farmi incontrare col babbo che, come ho detto, vuol farmi
camminare senza toccar la terra coi piedi.
Passando dal pianerottolo ho visto un gran viavai di muratori: stanno accomodando la gola del
camino del salotto da ricevere.
14 dicembre.
Niente di nuovo, né a scuola, né in casa. Non ho ancora rivisto il babbo e ormai spero che
quando lo rivedrò gli sarà già passato ogni cosa.
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Ah, stasera purtroppo, giornalino mio, l'ho visto e l'ho
sentito!...
Scrivo col lapis, stando disteso sul letto... perché mi
sarebbe impossibile stare a sedere dopo avercene prese
tante!
Che umiliazione! Che avvilimento!...
Vorrei scrivere ancora raccontando la causa di questa
nuova bufera che mi s'è scaricata sulle spalle... anzi, per
essere più esatti, sotto le spalle: ma non posso; soffro
troppo nel morale per l'amore proprio che è stato colpito a
sangue, e anche nel materiale che è stato purtroppo anch'
esso colpito a sangue senza nessuna pietà.
15 dicembre.
Sono stato a scuola: e rinunzio a dire quel che ho provato nell'andare, nello stare e nel tornare.
Scrivo in piedi perché... mi stanco meno.
Il motivo, dunque, delle busse avute ieri è da ricercarsi nella manìa che ha la Caterina di
occuparsi sempre delle cose che non la riguardano invece di pensare alle sue faccende. E si sa,
ormai, che in ultimo, chi ci va di mezzo son sempre io, anche se si tratta di antiche sciocchezze che
a quest'ora dovrebbero essere dimenticate.
lersera Caterina cercando non so che in un armadio, pescò un paio di calzoni miei da mezza
stagione che non mi ero più messo da quest'autunno; e frugando nelle tasche trovò, involtato in un
fazzoletto, un orologio d'oro da donna ridotto in bricioli.
Invece di lasciar la roba dove l'aveva trovata come le avrebbe dovuto suggerire la più elementare
delicatezza, che cosa fece la Caterina? Andò subito dall'Ada, la quale andò dalla mamma e tanto
chiacchierarono tutt'e due su questa faccenda che arrivò il babbo e volle sapere anche lui di che cosa
si trattava.
E allora vennero tutti da me per le spiegazioni.
- Non è niente, - dissi io - è una cosa proprio da nulla. conto neanche di parlarne...