Page 47 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Si tratta della signora Olga e della sua pretesa cleptomania. Pare dunque
che la mamma abbia avvertito della cosa, con tutta la delicatezza possibile, il
marito della signora Olga che è il signor Luigi, un bolognese che discorre in
napoletano quando discorre, ma discorre poco perché è burbero e pare che ce
l'abbia con tutti, benché invece sia il più buon uomo di questo mondo, pieno di
cuore e che vuol bene ai ragazzi e li sa compatire.
Il signor Luigi, a quanto ho sentito, rimase molto sorpreso della notizia che
gli dètte la mamma, e stentava a crederci; ma quando toccò con mano che
l'orologio della signora Olga era quello della mamma, si convinse... e, con una
scusa fece visitare sua moglie da un celebre dottore, il quale sentenziò che la
cosa era possibilissima trattandosi di un temperamento molto nervoso, e
prescrisse una cura ricostituente.
Il fatto che le hanno ordinato questa cura l'ha raccontato lei ieri sera alla
mamma; ma lei crede che sia per una malattia di debolezza che il medico le ha
riscontrato, e ha detto anzi, che se l'è levata di testa lui perché lei sta benissimo
e che fa la cura unicamente per contentar suo marito.
Naturalmente io mi son divertito molto a questa scena, e spero di divertirmi
anche di più in seguito.
Intanto stamani ho colto il momento che nessuno badava a me e sono
andato in camera di Ada dove le ho preso tutti i fazzoletti che ho trovato; poi,
passando dal salotto da pranzo, ho preso l'ampolliera d'argento e me la son
nascosta sotto alla blouse; e finalmente sono andato in giardino, ho chiamata
Marinella e, con la scusa di fare a nascondersi, sono andato in casa sua e ho
lasciato l'ampolliera nella sua stanza da pranzo. In quanto ai fazzoletti li ho
dati a Marinella dicendole di portarli in camera della sua mamma, ciò che ha
fatto subito; e di lei son sicuro, perché Marinella è una bambina piuttosto
silenziosa e sa tenere il segreto.
E ora aspettiamo quest'altro atto della commedia!
7 novembre.
Stamani a scuola alla lezione di latino n'è successa una che merita davvero
d'esser raccontata.
Renzo, che sta di posto accanto a me, aveva portato un po' di pece presa nel
negozio di suo zio, che fa il calzolaio; e io, colto il momento che un compagno
che davanti a noi si era alzato per andare a dir la lezione, ho steso ben bene questa
pallottolina di pece nel posto dove sta a sedere questo ragazzo che è Mario Betti,
ma noi si chiama il Mi' lordo perché va vestito tutto per l'appunto e all'inglese,
mentre invece ha sempre il collo e gli orecchi così sudici, che pare proprio uno
spazzaturaio travestito da signore.
Naturalmente quando è ritornato al suo posto non si è accorto di niente. Ma
dopo un po' di tempo la pece sulla quale stava a sedere gli s'era riscaldata sotto e
ha fatto presa sui calzoni in modo che egli, nel moversi, e nel sentirsi tirare per di
dietro, ha cominciato a borbottare e a smaniare.
Il professore se n'è accorto, e allora tra Muscolo e il Mi' lordo è avvenuta una
scena da crepar dal ridere.