Page 41 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Ma che carabinieri!... Era la mamma, la mia buona mamma che è
            venuta   a  portarmi   da   mangiare  e   a  darmi   notizie   dell'avvocato
            Maralli!…
               Ah, giornalino mio, che peso mi son levato dalla coscienza!...
               Salto e ballo per la stanza come un> pazzo dall'allegria...
               L'avvocato non è morto, e non c'è neanche pericolo di morte.
               Pare che tutto si ridurrà alla perdita dell'occhio, perché è rimasto
            offeso non so che nervo... e il dottore ha assicurato che il Maralli tra
            una diecina di giorni potrà andar fuori.
               La mamma quand'è venuta era molto seria, ma poi quando è
            andata via era allegra come me, certamente perché anche, lei deve
            aver capito la ragione.
               Siccome quando è entrata in camera io ero molto spaventato
            perché credevo che fossero i carabinieri, ella mi ha detto:
               - Ah, meno male che, se non altro, hai rimorso di quel che hai
            fatto!... Io sono stato zitto, e allora lei mi ha preso tra le braccia, e
            guardandomi in viso mi ha detto, ma senza sgridarmi, anzi con voce
            piangente:
               - Lo vedi, Giannino mio, quanti dispiaceri, quante disgrazie per
            colpa tua!... -
               Io allora, per consolarla, le ho risposto:
               - Sì, lo vedo: ma se son disgrazie, scusa, che colpa ci ho io? -
               Lei allora mi ha rimproverato perché io mi ero messo a fare i
            giochi di prestigio, e io le ho detto:
               - Ma se quando mi son messo a farli, tutti quelli che erano in salotto si divenivano ed erano felici
            e contenti!...
               - Perché non potevano prevedere quello che hai fatto dopo...
               - E io lo potevo forse prevedere? Sono forse indovino io? -
               Allora lei ha tirato fuori l'affare del cappello di Carlo Nelli che dice è andato via impermalito,
            perché gliel'ho tutto insudiciato con le uova.
               - Va bene - ho detto io. - Ma anche quella è stata una disgrazia, perché io ho preso un cappello
            qualunque dal cappellinaio, e non sapevo che fosse il suo.
               - Ma, Giannino mio, se fosse stato d'un altro non sarebbe stato lo stesso? -
               Così ha detto la mamma, ed era qui che l'aspettavo.
               - No, che non sarebbe stato lo stesso... per Carlo Nelli! Infatti, quando egli si è accorto che io non
            sapevo più come rimediare il giuoco e che il cappello ormai era rovinato, il signor Carlo Nelli
            rideva a crepapelle, credendo che il cappello fosse d'un altro, e diceva: - Ah, questa è bella! Questa è
            graziosa! - Mentre invece, quando poi s'è accorto che il cappello era suo, ha detto che io ero un
            delinquente nato!.. Sempre così!.. Tutti così!.. E anche il Maralli rideva e si divertiva, perché aveva
            visto che il cappello non era il suo, e se lo avessi poi anche sfondato con un colpo di pistola, si
            sarebbe divertito più che mai... Invece la disgrazia ha voluto che cogliessi lui vicino a un occhio, ed
            ecco che allora tutti danno addosso al povero Giannino, e tutti si mettono a gridare che Giannino
            finirà in galera... Sempre così!… Tutti così!.. Anche la zia Bettina mi ha detto a questo modo, e ce
            l'ha a morte con me... E, in fondo, che avevo fatto di male? Avevo sradicato dal vaso una pianticella
            di dìttamo che costerà due centesimi... Ma siccome io son nato disgraziato, per l'appunto s'è data la
            combinazione che quella pianta era stata data alla zia Bettina da un certo Ferdinando, e pare anzi, a
            quanto dice lei, che ci sia dentro, in quella pianta, lo spirito di questo signore...
               A questo punto la mamma mi ha interrotto piena di curiosità, dicendomi:
               - Come, come?... Raccontami tutto per bene: come ti disse la zia Bettina?... -
               E ha voluto che le dicessi tutto il fatto del dìttamo e le ripetessi quel che mi disse la zia Bettina,
            parola per parola; e poi s'è messa a ridere, e poi mi ha detto:
               - Cerca di star qui, zitto e tranquillo... Poi ritornerò, e, se sei stato buono, ti porterò per merenda
            un po' di conserva di pesche... -
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