Page 36 - Il giornalino di Gian Burrasca
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26 ottobre.

               Sono ancora nella mia camera... ma, purtroppo, sono in letto malato, e ho
            appena la forza di scrivere poche righe su quel che mi è accaduto iermattina.
               Ricordo perfettamente che tagliai con un temperino i lenzuoli del letto in
            tante strisce, che le annodai insieme, che le fermai da un 'lato a una gamba del
            tavolino, e che afferrandomi ad esse, mi calai arditamente fuor della finestra.
               Ma a questo punto i ricordi mi si confondono… Battei la testa, questo è
            certo: ma dove? Mi pare nel canale della doccia… Poi battei un fianco in terra...
            Forse le strisce del lenzuolo si strapparono… Forse non eran fermate bene al
            tavolino... Non so... Il fatto è che a un tratto vidi tutte le stelle... e poi buio
            pesto!
               Ah! rammento che quando riaprii gli occhi mi trovai qui in letto, e vidi il
            babbo che girava in su e in giù e si dava i pugni in testa dicendo:
               - È impossibile! È impossibile! Questo ragazzo è la mia disperazione! Sarà la
            mia rovina!... -
               Io avrei voluto chiedergli perdono di essermi rotto la testa, ma non potevo
            parlare...
               Poi è venuto il dottore, mi ha fasciato ben bene, e alla mamma che piangeva
            ha detto:
               - Non si spaventi... suo figlio ha la pelle dura!... -
               Intanto, però, i miei genitori e le mie sorelle non mi hanno lasciato un minuto
            in tutta la giornata, e ogni pochino erano a domandarmi:
               - Come va la testa? -
               Nessuno s'è azzardato di farmi un rimprovero.
               Sfido! Devono aver capito che in fondo un po' di ragione l'ho anche io. Se il
            babbo che si vanta, come tutte le persone grandi, d'essere stato sempre buono
            quand'era piccino, fosse stato rinchiuso per un'intera giornata in una camera a
            pane e acqua, scommetto avrebbe fatto anche lui quel che ho fatto io per riavere
            la libertà...



               29 ottobre.

               Ora sono proprio contento.
               Il dottore aveva ragione a dire che ho la pelle dura: son completamente guarito, e per di più tutti
            hanno verso di me mille attenzioni e mille riguardi. Ieri ho sentito il babbo che diceva alla mamma:
               - Proviamo a trattarlo con dolcezza, a pigliarlo per il suo verso... -
               Dev'essere  molto   pentito   d'avermi   trattato   con  tanta  severità;  e  difatti   mi   ha  promesso di
            condurmi stasera al teatro, a vedere il celebre prestigiatore Morgan che è qui di passaggio.
               Ci verrà anche l'avvocato Maralli, quello con gli occhiali e con quel barbone, che è stato causa di
            una gran discussione in casa perché è socialista, e la mamma non lo può soffrire specialmente
            quando dice male dei preti e di tutto, e perciò - come dice l'Ada - è una nota volgare nella nostra
            conversazione, mentre il babbo sostiene che in fondo è un buon diavolo, che bisogna andar coi
            tempi e che il Maralli si va facendo una buona posizione e che finirà certamente deputato.



               30 ottobre.

               Ho deciso che quando sarò grande farò il prestigiatore. Iersera mi son divertito immensamente al
            teatro. Quel Morgan è molto bravo e ha fatto dei bei giuochi. Io, in tutto il tempo che è durata la
            rappresentazione, non gli ho levato gli occhi di dosso per scoprire il segreto dei suoi giuochi, ma
            molti son troppo difficili. Qualcuno però scommetto che lo saprei fare anche io, come per esempio
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