Page 31 - Il giornalino di Gian Burrasca
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povera donna, singhiozzava, le mie sorelle non si saziavano di baciarmi, e la Caterina si asciugava
            gli occhi col grembiule e non faceva che ripetere:
               - Ah, sor Giovannino! Ah, sor Giovannino!... -
               È un fatto positivo che un ragazzo che scappa di casa, quando ritorna, poi, ha di gran belle
            soddisfazioni!
               Ma poi c'è un'altra cosa che mi rende felice, ed è questa : mia sorella sposa il dottor Collalto e lo
            sposalizio si farà tra cinque giorni, e ci sarà un gran pranzo di nozze con un'infinità di dolci di tutte
            le specie...
               Il Collalto essendosi stancato di aspettare che il dottor Baldi lo prendesse per suo aiuto, aveva
            concorso per andare assistente in un grande laboratorio di medicina a Roma che non mi ricordo più
            come si chiama, e ora avendo vinto il posto e dovendo partir subito ha deciso di sposare mia sorella
            e andar via con lei.
               Questo veramente mi fa dispiacere perché io voglio molto bene alla Luisa e anche al dottor
            Collalto che è un giovane allegro che spesso fa il chiasso con me e che sa stare alla burletta. Ma
            come si fa?


               18 ottobre.

               Come sono contento! lersera il dottor Collalto mi ha portato una splendida scatola di tinte, e mi
            ha detto :
               - Tieni: tu che hai tanta disposizione per il disegno, ti potrai esercitare all'acquarello... -
               E mia sorella, accarezzandomi i capelli, ha soggiunto:
               - E così quando dipingerai penserai un poco
            anche alla tua sorella lontana, non è vero? -
               La voce con la quale mia sorella ha detto
            queste parole era così affettuosa che mi sarei
            messo   a   piangere   per   la   commozione:   ma   il
            piacere di possedere finalmente una bella scatola
            di tinte, di quelle complete come la desideravo
            da   tanto   tempo,   era   troppo   grande   e   mi   son
            messo a saltare dalla contentezza e poi mi son
            rinchiuso qui in camera mia e ho voluto subito
            comunicare   per   il   primo   la   mia   gioia   al
            giornalino, dipingendo il disegno del serraglio
            che avevo fatto alla villa della zia Bettina mentre
            ero in prigione aspettando il babbo.
               Poi ho fatto vedere il mio lavoro al Collalto
            che ha detto:
               - Ma bravo! Pare proprio un quadro dell'epoca
            giottesca! -
               Ora dico io: se non avessi avuto l'idea di fare
            il serraglio delle belve feroci non avrei avuto
            quella di disegnarlo, e allora questo lavoro non ci
            sarebbe stato! Dunque, certe
               scappate, per un ragazzo che si sente nato per far l'artista, son necessarie, e allora perché i parenti
            son sempre lì pronti a sgridarlo e a punirlo?
               Basta, quel che è certo è che il Collalto mi ha fatto un bel regalo e che io bisognerà che in
            qualche modo gli manifesti la mia gratitudine.
               Ho un'idea... ma mi ci vogliono tre o quattro lire per metterla in esecuzione.
               Vedremo!



               19 ottobre.
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