Page 28 - Il giornalino di Gian Burrasca
P. 28
- Guardino, signori, questo terribile anfibio che può vivere tanto nell'acqua che nella terra e che
abita sulle sponde del Nilo dove dà la caccia ai negri e ad altri animali facendoli sparire nell'enorme
bocca come se fossero piccole pasticche di menta!… Esso si chiama coccodrillo perché ha il corpo
ricoperto di grosse squame dure come le noci di cocco fresco che si vendono nei bar, e con le quali
si difende dai morsi delle altre bestie feroci che si aggirano in quei paraggi... -
In così dire ho dato una buona dose di bacchettate sul groppone del maialino che ha incominciato
a grugnire come un disperato, mentre il pubblico rideva a più non posso.
- La caccia al coccodrillo, signori e signore, è molto difficile appunto perché su quel groppone
così duro le armi a punta come la sciabola e il coltello si spuntano, e le armi a fuoco sono inutili
perché le palle rimbalzano e se ne vanno via. I coraggiosi cacciatori però hanno pensato un modo
molto ingegnoso per pigliare i coccodrilli, servendosi di uno stile a due punte in mezzo al quale è
legata una corda, che adoperano così... -
E perché quei due poveri ignoranti capissero qualcosa, ho preso un pezzo di legno, poi col
temperino vi ho fatto le punte da tutt'e due le parti e vi ho legato uno spago nel mezzo; fatto questo,
mi sono avvicinato al maialino, gli ho fatto aprir bocca e vi ho introdotto dentro arditamente il
pezzo di legno, seguitando la mia spiegazione:
- Ecco qua; il cacciatore aspetta che il coccodrillo faccia uno sbadiglio, ciò che gli succede
spesso, dovendo vivere sempre sulle sponde del Nilo dove anche una bestia finisce per annoiarsi; e
allora ficca il suo dardo nell'enorme bocca dell'animale anfibio che naturalmente si affretta a
richiuderla. Ma che cosa succede? Succede che chiudendo la bocca viene a infilarsi da sé stesso le
due punte del dardo nelle due mascelle, come possono osservare lor signori... -