Page 23 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Ed è andata a pigliar l'acqua. Io intanto ho spinto in su il
bastoncino, e questa volta l'ho spinto parecchio, in modo che la
pianticella doveva parere un alberello addirittura.
A questo punto ho sentito un urlo e un tonfo.
- Uh, il mio dìttamo!... -
E la zia, per la sorpresa e lo spavento di veder crescere la sua
cara pianta a quel modo, proprio a vista d'occhio, s'era lasciata
cascar di mano la brocca dell'acqua che era andata in mille
bricioli.
Poi sentii che borbottava queste parole:
- Ma questo è un miracolo! Ferdinando mio, Ferdinando
adorato, che forse il tuo spirito è in questa cara pianta che mi
regalasti o desti per la mia festa? -
Io non capivo precisamente quel che voleva dire, ma sentivo
che la sua voce tremava e, per farle più paura che mai, ho spinto
in su più che potevo il bastoncino. Ma mentre la zia vedendo
che il dìttamo seguitava a crescere, continuava a urlare: Ah!
Oh! Oh! Uh!, il bastoncino ha trovato un intoppo nella terra del
vaso, e siccome io lo spingevo con forza per vincere il
contrasto, è successo che il vaso si è rovesciato fuor della
finestra, ed è caduto rompendosi a' miei piedi.
Allora ho alzato gli occhi e ho visto la zia affacciata, con un
viso che faceva paura.
- Ah, sei tu! – ha detto con voce stridula.
Ed è sparita dalla finestra per riapparire subito
sulla porta, armata di un bastone.
Io, naturalmente, me la son data a gambe per il
podere, e poi son salito sopra un fico dove ho fatto
una grande spanciata di fichi verdini, che credevo di
scoppiare -
Quando son ritornato alla villa, ho visto sulla
solita finestra un vaso nuovo con la pianta di
dìttamo e ho pensato che la zia, avendo rimediato al
mal fatto, si fosse calmata. L'ho trovata in salotto
che discorreva con un facchino della stazione e
appena mi ha visto, mi ha detto con aria molto
sostenuta mostrandomi due telegrammi:
- Ecco qui due dispacci di vostro padre. Uno di
iersera che non ha avuto corso perché la stazione era
chiusa, e uno di stamani. Vostro padre è disperato
non sapendo dove vi siete cacciato... Gli ho risposto
che venga a prendervi col prossimo treno! -
Io, quando il facchino è andato via, ho tentato di
rabbonirla, e le ho detto con la mia voce
piagnucolosa che di solito fa un grande effetto
perché ci si sente il ragazzo che è pentito:
- Cara zia, le chiedo scusa di quel che ho fatto... Ma lei ha risposto arrabbiata:
- Vergognatevi!
- Però - ho seguitato a dire con voce sempre più piagnucolosa - Io non sapevo che nel dìttamo ci
fosse lo spirito di quel signor Ferdinando che diceva lei... -
A queste parole la zia Bettina si è cambiata a un tratto. È diventata rossa come il tacchino della
contadina, e ha detto balbettando:
- Zitto, zitto!... Mi prometti di non dir niente a nessuno di quel che è successo?