Page 22 - Il giornalino di Gian Burrasca
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Stamani la zia Bettina s'è molto inquietata con me per uno
                                            scherzo   innocente   che,   in   fin   dei   conti,   era   stato   ideato   con
                                            l'intenzione di farle piacere.
                                               Ho già detto che la zia è molto affezionata a una pianta di
                                            dìttamo che tiene sulla finestra di camera sua, a pianterreno, e che
                                            annaffia tutte le mattine appena si alza. Basta dire che ci discorre
                                            perfino insieme e gli dice: - Eccomi, bello mio, ora ti dò da bere!
                                            Bravo, mio caro, come sei cresciuto! - È una sua mania, e si sa che
                                            tutti i vecchi ne hanno qualcuna.
                                               Essendomi dunque alzato prima di lei, stamattina, sono uscito
                                            di casa, e guardando la pianta di dìttamo m'è venuta l'idea di farla
                                            crescere artificialmente per far piacere alla zia Bettina che ci ha
                                            tanta passione.
                                               Lesto lesto, ho preso il vaso e l'ho vuotato. Poi al fusto della
                                            pianta di dìttamo ho aggiunto, legandovelo bene bene con un
                                            pezzo di spago, un bastoncino dritto, sottile ma resistente, che ho
                                            ficcato nel vaso vuoto, facendolo passare a traverso quel foro che è
                                            nel fondo di tutti i vasi da fiori, per farci scolar l'acqua quando si
                                            annaffiano.
                                               Fatto questo, ho riempito il vaso con la terra che vi avevo
                                            levata, in modo che la pianta non pareva fosse stata menomamente
                                            toccata; e ho rimesso il vaso al suo posto, sul terrazzino della
                                            finestra, il cui fondo è di tante assicelle di legno, facendo passare
                                            fra l'una e l'altra di esse il bastoncino che veniva giù dal foro del
                                            vaso e che io tenevo in mano, aspettando il momento di agire.
               Dopo neanche cinque minuti, eccoti la zia Bettina che apre la finestra di camera, e incomincia la
            sua scena patetica col dìttamo:
               - Oh, mio caro, come stai? Oh, poveretto, guarda un po': hai una fogliolina rotta... sarà stato
            qualche gatto... qualche bestiaccia... -
               Io me ne stavo lì sotto, fermo, e non ne potevo più dal ridere.
               - Aspetta, aspetta! - seguitò a dire la zia Bettina. - Ora piglio le forbicine e ti levo la fogliolina
            troncata, se no secca,... e ti fa male alla salute, sai, carino!... -
               Ed è andata a prendere le forbicine. Io allora ho spinto un po' in su il bastoncino.
               - Eccomi, bello mio! - ha detto la zia Bettina tornando alla finestra. - Eccomi, caro!.. -
               Ma ha cambiato a un tratto il tono alla voce ed ha esclamato:
               - Non sai che t'ho da dire? Che tu mi sembri cresciuto!... -
               Io scoppiavo dal ridere, ma mi trattenevo, mentre la zia seguitava a nettare il suo dittamo con le
            forbicine e a discorrere:
               - Ma sì, che sei cresciuto... E sai che cos'è che ti fa crescere? È l'acqua fresca e limpida che ti dò
            tutte le mattine... Ora, ora... bello mio, te ne dò dell'altra, così crescerai di più... -
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